Ho scoperto che l’amico Mario Sechi dirige, in surplace, una “cosa” (List) che “si legge, non si clicca” (io la leggo con grande goduria), ma guai se lo chiamate direttore, lui è il titolare, come si conviene a una bottega. Solo il tempo ci dirà se bottega rinascimentale, o barocca, o futurista, o digitale. Condivido la sua analisi di fondo: “viviamo tempi interessanti, forse troppo”.
Essendo nato nel 1934, in una famiglia di antifascisti, quando c’era il fascismo, di anticomunisti, quando c’era il catto comunismo imperante, e ora di anti suprematisti liberal, sono vissuto sempre in tempi interessanti, per cui non temo il troppo. Anzi, spero continui così, specie per il mio attuale mestiere dello scrivere (politica, economia, varia umanità), facendo ogni giorno la mia doverosa pisciatina, possibilmente dentro il vaso. Mi scuso con i lettori quando, per errore, la faccio fuori.
Convengo con Mario che a un mese dalle elezioni in Germania il personaggio chiave per noi europei sia Angela Merkel, e quindi so che dovrò scrivere di lei, e molto, ma non ne sono per nulla eccitato. Il grande amore della mia vita di studioso della politica letta in un’ottica manageriale, è stata Margareth Thatcher. Al di là di essere un politico di professione old fashion, lei aveva il profilo che noi studiosi di management e di organizzazioni umane complesse ricerchiamo, quasi sempre senza successo. Seth S. Allcorn, un guru del nostro mondo, negli anni ’90 coniò il termine “Superstar” per quei leader (molto rari) che possedevano, con diverse intensità e profondità, 24 attributi, sei per ciascuna delle quattro qualità topiche, cioè Leadership, Efficienza, Socialità, Creatività.
Secondo questo criterio di analisi, Merkel eccelle nella seconda e nella terza, ma è carente nella prima e nella quarta. Si è leader non solo per ciò che si fa, ma anche per ciò che non si fa. Per esempio, sia chiaro è solo un dettaglio, scambiarsi quello sguardo complice di infinita volgarità con uno come Nicolas Sarkozy per demolire l’immagine di un collega assente (Silvio Berlusconi) fu atto politicamente orrendo, e da non dimenticare. La Signora Thatcher non l’avrebbe mai fatto.
E poi un “Superstar” si circonda di collaboratori professionalmente superiori a lui, che però con il suo carisma riesce a governare e a motivare: così fece la Signora Thatcher. Conosceva i suoi limiti, sapeva che erano molti (a partire dal suo inglese medio borghese, dalla sua cultura, abbastanza raffazzonata), ma lei aveva un obiettivo, uno solo, la grandezza del Regno Unito, e poi aveva coraggio (si veda la guerra nelle Falkland per difendere i pascoli di pecore inglesi lontane 10.000 miglia: una genialità politica), soprattutto aveva una capacità decisionale illimitata.
La Germania ha un’occasione incredibile, il sogno di Adolf Hitler è lì a portata di mano, senza sparare un colpo, una blitzkrieg di successo è possibile, basta un tratto di penna, aprire il borsellino, e voilà l’Europa potrebbe essere germanica. L’attuale contesto politico-economico-culturale lo permette e lei se vuole può farlo: mette in comune tutti i debiti e l’Europa è fatta. Poi va a Parigi per essere incoronata imperatrice (non avendo figli, non c’è neppure il pericolo di una monarchia, come sarebbe successo in America se avesse vinto Hillary Clinton). Si osservi l’antropologia dei 26 premier, nessuno avrebbe il coraggio di opporsi a questa scelta, sono delle mezze calzette dal sesso non risolto, pur di liberarsi dei loro debiti sono pronti a tutto.
Per lei, quarto mandato da Cancelliere, sarebbe l’apoteosi: dalla oscena Germania dell’Est della giovinezza all’ Olimpo della maturità. Perché non lo fa? Perché i tedeschi non la seguirebbero? Perché …? Perché ….?
Molto lavoro di analisi e di studio dei segnali deboli mi attende in questo prossimo autunno caldo.
Riccardo Ruggeri