Ieri ho compiuto novant’anni, lo confesso, non ci posso credere di essere riuscito ad evitare i tanti paracarri incontrati. Non solo un losco carcinoma, ma addirittura due “bombe” sganciate in tempo di guerra da una fortezza volante, seppur alleata. Malgrado tutto ho avuto successo nella vita, ho persino la “Spunta Blu” di X!
Domani nuore, figli, nipoti, festeggeranno Lilli e me con un mini-pranzo in casa (insalata di mare “pescata” e zuppetta di polipetti e fagioli di Pigna, precedute da due tocchetti di biroldo garfagnino della mia infanzia). Siamo in dieci, alcuni sono arrivati da lontano per passare un paio d’ore con noi. Grazie!
Ma il primo pensiero andrà a mia mamma e a mio papà. Per me, loro hanno rappresentato tutto, non solo l’amore, ma anche la legge. Ce l’ho messa tutta per cercare di assomigliargli: trasferire amore e legge ai miei figli, nuore, nipoti.
Quando compii ottant’anni, comunicammo a nuore e figli le nostre volontà di tipo economico. Sia quando eravamo stati plebei (i primi quarant’anni) sia quando diventammo patrizi di complemento (i successivi cinquant’anni) siamo vissuti sempre al di sotto delle nostre possibilità economiche, creando quindi “risparmi” (solo liquidità) da dividersi un giorno fra Luca e Fabio. Come prima generazione (benestante) toccava infatti a noi, nell’imbarazzante mondo iper-capitalista che ci toccava, lasciare un abbozzo di patrimonio che fosse protettivo per le generazioni a venire. Siamo orgogliosi di esserci riusciti.
Abbiamo però espresso a nuore e figli un desiderio: che considerassero i due tesoretti un’assicurazione, da mantenere intatta nel tempo, vivendo del proprio lavoro, e da mettere a disposizione dei loro figli, e in successione ai nipoti e pro-pro-pronipoti. Suggerimmo infatti che il prelievo dal salvadanaio dei nonni fosse da farsi solo in un caso: doversi “comprare” la propria libertà personale. In ogni regime politico avessero deciso, o fossero stati costretti a vivere, la libertà poteva essere “comprata”, perché sia in Occidente sia in Oriente al potere ci sono corrotte élite fascistoidi. (Recente un esempio definitivo e umiliante per l’America: Joe Biden che grazia suo figlio, incolpando i magistrati! Intendiamoci, nell’orrenda filosofia alla base del CEO capitalism è tutto normale, trattandosi di patrizi).
Con questo Cameo, il testamento si completa definendo gli ultimi aspetti logistici. Decideranno nuore e figli in quale cimitero dovremo essere sepolti; nessuno scherzetto, niente forni crematori, da plebei nipoti di contadini ci spetta la terra.
Il più grande lascito dei miei genitori è stato quello di avermi insegnato che non ci sono alternative alle due eterne classi sociali che il destino ci ha assegnato: o sei un “patrizio” o sei un “plebeo”, tutto il resto è fuffa, è chiacchiericcio. Nel lontano 1947 mio papà, morendo a 41 anni, indicò alla mamma e a me le tre “mosse”, alle quali attenerci. Noi le abbiamo seguite, alla lettera:
1 Stai fuori dalla politica, i patrizi sono figure losche, sanno essere, contemporaneamente, fascisti, comunisti, liberali, atei, baciapile, quindi “destra”, “sinistra”, “centro” per loro sono la stessa cosa. A capo di tutto, seppur con maschere diverse, ci devono essere sempre e solo loro, che posseggono la verità (e guai a contraddirli).
2 Rispetta le leggi dello stato, magistrati compresi, sappi però che se dovessi capitare nelle loro grinfie per te plebeo mai ci sarà un giudice a Berlino.
3 Con i patrizi segui la strategia del silenzio, dell’ironia, sono fondamentali per sopravvivere. Difendi con ogni mezzo la tua dignità personale, mai e poi mai ciò che rafforza i loro privilegi (per esempio, mai combattere per conto loro). Se per qualche curioso caso del destino diventi uno di loro, seppur di complemento, rimani ancor più arroccato nei tuoi valori.
Queste tre “mosse”, e tutto ciò che ho elaborato nei miei scritti, mi hanno permesso una vita politicamente felice, e ora le trasferisco tali e quali a nuore, figli, nipoti: ciascuno di loro deciderà se seguirle o meno.
E fino all’ultimo continuerò a lavorare, con leggerezza, e sempre sorridendo, all’amato progetto culturale “Un’dea organizzativa del XXI secolo”, dove Patriziato e Plebe troveranno il posto che loro spetta. E nel 2025 girerò l’Italia per raccontarla, solo a chi mi inviterà a farlo.
Ai lettori, grazie per gli auguri di lunga vita ricevuti in questi giorni, prometto che ce la metterò tutta per non deludervi.
Post-Scriptum. Se fosse vero ciò che sosteneva Thomas Bernhard (“Tutti moriamo con una melodia in testa”) sono sereno, a me toccheranno le Variazioni Goldberg di Bach, nell’interpretazione di Glenn Gould, scoperte nella mia meravigliosa giovinezza. Prosit!