The Hillary e the Donald, candidati logori (e un po’ mafiosi)

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A letto alle 21, sveglia alle 3 per il dibattito fra The Hillary e The Donald. Un atto di rispetto verso i lettori, verso me stesso. Come studioso (amateur) del mondo americano, affascinato da una certa America che ben conosco essendoci vissuto, sapevo in anticipo che l’evento era una sceneggiata mediatica, di valore politico nullo. Si torna sempre al famoso dibattito Kennedy-Nixon, la leggenda metropolitana che ne seguì, finita persino sui libri di storia, diede la vittoria a Kennedy grazie alla tv. John vinse per il suo look giovanile, per l’uso intelligente delle lampade abbronzanti, mentre Nixon rifiutò il taglio della barba un attimo prima della ripresa televisiva, perse, dissero, per la “five o’clock shadow”, Una mistificazione, in realtà quando ci sono candidati chiacchierati come Kennedy e come Nixon, molto divisivi per l’America di allora, i brogli sono possibili, eccome, anche nelle democrazie. Come non ricordare le accuse di brogli al nostro referendum repubblica-monarchia, così la vittoria di Kennedy su Nixon arrivò da Chicago, con il combinato disposto: a) truffe nei seggi perpetrati dal sindaco democratico Richard Deley amico e losca protesi di suo padre, il turpe Joseph (migliaia di morti uscirono dalle tombe, votarono JFK, e rientrarono per sempre nell’Ade); b) pacchetti di voti portati da ambienti sindacal-mafiosi legati a Robert. I Repubblicani non reagirono, come fecero i Democrat quarant’anni dopo, per i brogli in Florida che favorirono Bush a scapito di Gore. E fu pari e patta.Pare che il grande pubblico voglia un vincitore e uno sconfitto. Una fesseria, comunque secondo me The Hillary non ha vinto, The Trump non ha perso, lei come bugiarda matricolata è stata impeccabile, lui non ha sfruttato appieno il suo talento da stump speech, risultando moscio proprio come comiziante. Convenzionale il look adottato, indicativo delle rispettive carenze, ognuno si è vestito (travestito) per apparire ciò che non era: The Trump aveva un abito istituzionale, lui che istituzionale non è, The Hillary aveva un abito rosso, taglio di capelli e cerone a chili per renderla giovane. A sera, a casa, deposti gli orpelli, rimosso il cerone, lei è tornata strega, lui buzzurro. L’unico aspetto incontrovertibile è che ognuno rappresenta una diversa idea di America, conservatrice, nel senso di mantenere lo status quo, quella democratica, innovativa, nel senso dell’anti politica, quella repubblicana. Più credibile The Donald quando parla di economia (implacabile sui trattati tipo Ttip) e di ordine pubblico, più professionalmente a suo agio quando The Hillary parla di politica estera.

L’unica curiosità è stata la definizione di stamina data da The Donald a The Hillary, suggerisco di tradurla direttamente in romanesco (nun c’hai er fisico), una volgarità, nel caso lei fosse malata. Una cosa è certa, sono due candidati impresentabili, non perché sono vecchi, e lo sono, ma perché sono logori, hanno troppo vissuto nella menzogna, nella volgarità, tipiche della casta dei riccastri newyorkesi alla quale appartengono. Non dobbiamo mai dimenticarlo, per decenni le famiglie Clinton e Trump sono state intime, si sono frequentate furiosamente, di certo si saranno scambiati favori pelosi, ognuno sa i segreti più nascosti dell’altro. Tranquilli, essendo entrambi intellettualmente mafiosi nessun dibattito televisivo farà mai emergere i reciproci segreti, uno dei due sarà Presidente degli Stati Uniti, torneranno amici, gli interessi comuni prevarranno.

Ho una teoria che non posso provare: per me uno dei due è già oggi il 45° Presidente degli Stati Uniti, gli indecisi (veri) sono una porzione infinitesima, gli americani che voteranno hanno già deciso. Lo hanno fatto secondo l’unica modalità possibile oggi: votare l’uno, non perché lo apprezzano, ma solo perché disprezzano di più l’altro. Seguendo questo criterio nessun sondaggio sarà mai credibile, tutti si vergognano, sia dei due candidati, sia di loro stessi che li votano. Povera, amata America.

www.riccardoruggeri.it

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