Negli anni Ottanta, ero amministratore delegato di un’azienda, un giorno il mio direttore commerciale, mi chiese un colloquio, sottolineando che sarebbe stato personale. Lo ebbe. Con fare imbarazzato mi disse: “Le confesso che sono un massone, un maestro massone”. Lo bloccai: “Lei è un eccellente direttore commerciale, per me va bene così, cosa fa lei fuori azienda non mi interessa, il nostro colloquio personale è finito qua, adesso parliamo di business …”. Fu l’unico massone dichiarato che conobbi nella vita, lo ricordo come una persona capace e perbene, con un impeccabile accento fiorentino.
Nei miei scritti, senza alcun motivo logico, mi sono sempre tenuto alla larga dal termine massoneria, forse per una forma di sgiai (piemontesismo) più psicologico che reale. La parola massoneria la trovo faticosa da maneggiare, comunque tu la usi curiosamente sbagli. Ora ci scrivo un pezzo perché mi ha sdoganato La Stampa (5 febbraio pag. 48, cronaca di Torino). Conoscevo, e apprezzavo, l’attività degli Asili Notturni Umberto I di Torino, ma non sapevo che fossero un’organizzazione massonica. Avrei dovuto capirlo dal fatto che questa nobile iniziativa è nata nel 1896 con la fondazione dello storico dormitorio di via Ormea 119 da parte della Fratellanza. Ancora oggi, dice La Stampa, è gestito da 250 volontari massoni, 90 dei quali dell’area medica (numerosi i primari ospedalieri).
Agli Asili Notturni sono ora attivi tre ambulatori odontoiatrici, uno studio oculistico, una mensa serale da 110 posti, estendibile a 180, con pasti freschi di prima qualità, il lunedì c’è il parrucchiere, il mercoledì il podologo, e così via. Ogni sera c’è un presidio di medicina generale e, a seconda dei giorni, specialisti delle varie discipline. Forse sbaglierò, ma poiché io povero lo sono stato sul serio, so che quando la povertà morde, occhi, soprattutto denti, scendono nella gerarchia delle cure mediche. Nell’Italia delle diseguaglianze la poltrona del dentista è diventata, per molti, un vero e proprio miraggio, e non si riesce ancora a sfatare il tabù che le cure odontoiatriche siano vissute come un lusso.
Purtroppo, dopo un quarto di secolo di governo dei “competenti” la povertà assoluta è aumentata in modo esponenziale, e il numero di quelli che non possono curarsi pure, per cui siano benedetti i massoni perbene di Torino.
Mi compiaccio con il Presidente degli Asili Notturni Umberto I, Sergio Rosso, per una sua frase da incorniciare “Quando si mette al centro l’uomo, i percorsi possono essere diversi ma si fondono sul rispetto”. Peccato che altri massoni e non solo, italiani, europei, americani, non perbene, al centro di tutto mettano il consumatore. Da allora tutto è peggiorato, ma questo sarebbe un discorso che ci porterebbe lontano.
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