Sono disperato di veder svanire il sogno della mia giovinezza per un’Europa confederale (con dentro Russia e Israele, altrimenti non è Europa), disegnata sul modello svizzero, a democrazia diretta (vivendoci ormai da una dozzina d’anni so cosa significa ascoltare costantemente il popolo). Dopo le recenti, imbarazzanti vicende post notte di Bruxelles, come italiano ho inviato un tweet a Angela Merkel: “Gentile Signora, attenzione! Il suo piano anti migranti, in termini comunicazionali e psicologici, equivale all’imposizione di nuovi dazi: fa scattare l’effetto domino, se si innesca, non lo si governa più. Ci pensi. L’Europa è più importante del suo governo e di lei stessa”. Curiosamente non mi ha risposto.
I tedeschi sono un popolo di filosofi, di musicisti, di bottegai, di soldati, sono emotivamente fragili, sempre terrorizzati di essere gabbati, specie dagli stranieri, peggio da quelli allocati a sud di Monaco, perennemente complessati dall’aver vinto tutte le battaglie nelle quali si sono cimentati e perso tutte le relative guerre. Cadono sempre nel finale di partita. A questo punto non riescono a farsi una ragione dei risultati negativi. Però, suggerisco di sopportarli; in fondo, sono meglio degli altri popoli europei del Nord: hanno prodotto filosofi immensi, musicisti sublimi e .. Wolfang Amadeus Mozart.
Esaminiamo l’accordo Angela Merkel–Horst Seehofer. La prima rappresenta i bottegai delle piccola borghesia tedesca, sono più poveri dei cugini bavaresi, ma molto più numerosi, il secondo i ricchi bottegai della ricchissima Baviera. Entrambi impregnati di sano egoismo bottegaio. Vediamo il numero dei migranti, riferito ai cosiddetti “movimenti secondari” del 2017: 63.000. Di questi 22.000 provenienti dall’Italia (ne hanno respinti 20.000). Numeri irrilevanti, eppure hanno avuto il potere di sconvolgere l’intera classe dirigente del paese europeo più potente. Perché allora proprio la Germania piccona questa “sua” Europa, utilizzando un’arma sproporzionata all’obiettivo? Forse perché i loro leader catto-socialisti hanno capito che questa Europa, così configurata non ha futuro? E i cittadini europei si sono stufati delle loro promesse e bugie, e quando il prossimo anno andranno a votare useranno la scheda elettorale come forcone, come hanno fatto gli italiani?
Adesso in Baviera si sono inventati i “Centri di transito”. Qua, secondo la procedura in essere, i migranti verranno: a) identificati; b) classificati; c) dotati di braccialetto di riconoscimento (tranquilli, è previsto dalla legge, nessun tatuaggio numerico sulla carne viva). In Baviera non li chiamano “Centri di transito” ma più correttamente Massenlager e hanno una loro logica: faranno pendant con i campi di concentramento costruiti in Turchia a seguito dell’accordo (costo 6 miliardi €) Merkel–Erdogan e con il muro di Viktor Orban (personaggio molto apprezzato in Baviera, disprezzato altrove).
Se i tedeschi del governo Cdu-Csu-Spd stressano la prassi delle espulsioni verso il paese di provenienza, l’Austria dovrà fare altrettanto con l’Italia. E l’Italia? Dovrà farlo con la Libia? Parrebbe ovvio visto che non può rimanere con il cerino in mano. D’altro canto l’Italia non potrà mai accettare di trasformare, come vorrebbe il losco Emmanuel Macron, la Sicilia in un campo di concentramento dei migranti economici dell’intera Europa.
A questo punto cosa può succedere? Temo che possa innescarsi un processo dal quale l’Europa potrebbe implodere. Altro che i dazi di Donald Trump. Questo è un dazio mostruoso che le élite europee si sono autoimposto. Temo che la tempesta perfetta targata Europa vada configurandosi.
Al solito obiettivi e strategie possono essere declinati in vari modi, ma il momento della verità lo si può valutare solo in fase di execution. Che farà la mitica Cancelliera? Che decisione operativa prenderà? Farà la solita sceneggiata per salvare la faccia sua e del compagno di merende Seehofer o andrà fino in fondo? Facciano ciò che credono, noi italiani per una volta tanto stiamo sereni sulle rive del Po, attendiamo fiduciosi il responso delle urne europee del 2019. Fino ad allora stiamo fermi, tanto “Westen nichts Neues”, niente di nuovo sul fronte occidentale. Prosit.