In una uggiosa giornata domenicale di fine estate, in Germania è avvenuto un mutamento memorabile, perché imprevisto. La Germania è improvvisamente ringiovanita, Angela Merkel è invecchiata, di colpo. Il vecchio modello del “Partito della Nazione”, concepito per tenere al potere un establishment di centro destra, saccheggiando i voti di quelli che fingono di essere di centro sinistra, è collassato, è arrivato all’ultima stazione. La somma dei due ora è precipitata al 53%, se insistono, alla prossima elezione il giochino è destinato a finire. Basta furbate, dicono i tedeschi, la destra faccia la destra, la sinistra la sinistra.
Ormai dopo ogni elezione in Occidente esplode il festival delle fake news istituzionali, per me le sole, vere fake. Tali non sono, le fake popolari: volgarità allo stato puro che non meritano altro che disprezzo, oltretutto sono talmente ridicole da apparire false nel momento stesso in cui le ascolti. Diverse invece quelle istituzionali che sembrano e vengono vendute dai media come vere, pur essendo false. Che tristezza leggere ciò che hanno detto su queste elezioni i nostri politici al potere e i giornali di regime che li supportano. Hanno mischiato prudenti verità, losche dimenticanze, sottili menzogne: fake raffinate.
Anche i nodi comunicazionali stanno arrivando al pettine, ma le cosiddette élite riformiste (in realtà conservatori mascherati da illuminati) si ostinano ad ignorarli. Pensano forse che i cittadini continuassero a credere che l’immigrazione selvaggia fosse fonte di ricchezza e non generasse invece problemi gravissimi sulle classi povere? Gli immigrati possono essere utili quando i flussi migratori sono regolati da normative chiare, con un feroce rispetto delle leggi e dei regolamenti, non quando esse diventano impetuose e sregolate. Lo stesso vale per i Land dell’ex Ddr i cui cittadini capiscono di essere di serie B, e Berlino si comporta con loro come se il “muro” ci fosse ancora, stante l’effetto destabilizzante dell’euro sulla loro economia. Non parliamo poi del ridicolo dato della disoccupazione tedesca, un numero fasullo: se lo si calcolasse con le ore effettivamente lavorate si sgonfierebbe. Il fatto che ci siano 7 milioni di tedeschi che hanno sì una occupazione, ma sono retribuiti 450 € al mese (sic!), rendono risibile qualsiasi statistica. Insomma, una successione di fake istituzionali.
Nel caso specifico, tutte le fake istituzionali hanno un unico bersaglio: il partito AfD (Alternative für Deutschland) definito dai più xenofobo, nazionalista, populista, da alcuni persino nazista. Tutti, con l’eccezione di Italia Oggi, raccontano la stessa falsità: “AfD è il primo partito neo nazista riuscito a entrare nel Bundenstag dalla fine della Seconda Guerra mondiale”. Un falso. Nelle elezioni del 1949, 1953, 1957 il DP (Deutsche Partei), legato addirittura agli ambienti degli ex nazisti, non solo entrò nel Bundenstag ma addirittura nella coalizione di governo presieduta dal mitico Konrad Adenauer.
Come nota la stampa svizzera (di lei mi fido), salvo un certo numero di scalmanati, la maggioranza di loro provengono dalla Cdu di Angela Merkel (per esempio, il presidente Alexander Gauland), dai liberali, da tutte quelle forze democratiche deluse dalla politica di Merkel & Schulz.
L’altra leader Alice Weidel ha un curriculum impeccabile, lontano anni luce dal nazismo. Ex manager di 38 anni di Allianz e di Goldman & Sachs, lesbica dichiarata (essendo di destra il politicamente corretto mi autorizza a scriverlo), sposata con una donna dello Sri Lanka (hanno due figli). Fa parte della Fondazione Hayek, dal nome del fondatore del liberismo e premio Nobel, quindi è una liberista doc, condizione incompatibile con i totalitarismi.
La stessa Merkel ha confermato che per tutti quelli usciti dalla Cdu e confluiti in AfD, lei lavorerà per riportarli a casa. E’ incredibile: una fake smentita dall’Istituzione che la diffonde. A meno di credere che nella notte fra il sabato e la domenica un milione di sinceri democratici (Cdu) per il solo fatto di votare AfD diventino il lunedì mattina dei biechi nazisti.
Questi risultati sono una mazzata per l’altra figurina Panini dell’establishment euro-globalista, Emmanuel Macron. E lo è per tutti i teorici nostrani della “flessibilità”. Come dice l’amico Mario Sechi “Viviamo tempi interessanti, forse troppo”.