Il G 7 2017 è finito, i cittadini di Taormina possono rientrare nelle loro case, le forze di polizia riposarsi, gli sherpa tornare uomini, la mega auto di Trump andare alla revisione dopo i dieci km percorsi, il verbale del vertice infilarsi direttamente nei libri di storia. Rimosso il blocco navale anti migranti, tutti a casa. Cosa ci resta del viaggio di Donald Trump in Medio Oriente, a Roma, a Bruxelles, a Taormina? Questo.
1 Ha scelto l’Arabia Saudita come “stato canaglia” di riferimento in Medio Oriente, mentre Barack Obama aveva puntato sull’altro “stato canaglia” l’Iran. Di positivo c’è che, pur nella sua oscenità, questa politica è migliore di quella di George Bush: imporre la democrazia a società teocratiche governate da finto religiosi era un’idiozia. Sunniti e sciiti sono in guerra, con intensità variabile, da tredici secoli, continuare o smettere è problema loro. Per noi sono banali fornitori di petrolio e di gas: loro vendono noi compriamo, limitiamoci a questo.
2 Una buona notizia: il netto miglioramento dei rapporti America-Israele, punto fermo della politica occidentale in Medio Oriente, a fronte dello scomposto disprezzo di Obama verso l’unico paese, insieme alla Svizzera, che può insegnare a tutti cos’è la democrazia liberale.
3 Dell’incontro con Papa Bergoglio ne scriverò poi in dettaglio. Impossibile che possano capirsi, hanno storie personali, processi mentali, linguaggi agli antipodi: da sempre i gesuiti si trovano a loro agio con i sovrani. Trump sovrano non lo è, non si abbottona neppure la giacca.
4 A Bruxelles, con linguaggio fermo, Trump ha seppellito il losco Ttip al quale la Commissione era aggrappata per camparci a vita, ha preso atto che 23 dei 28 paesi europei sono dei miserabili, vogliono la sicurezza militare ma a sbafo. Definendo “bad, very bad” Merkel e i tedeschi ha toccato le corde più profonde dei popoli del Sud Europa che pensano che “cattivi” lo siano proprio. Veloce ad adeguarsi all’America di Trump lo scaltro Emmanuel Macron, terrorizzato dall’abbraccio tedesco, che di norma sfocia nello stupro, frena sulla globalizzazione, si concentra sull’accordo sul clima di Parigi, un festival dell’ipocrisia globale. Sulla due giorni politica di Taormina ne parlo domani.
5 Si è consumato lo scontro fra Trump e Merkel, due leader che non possono intendersi: entrambi vogliono non alleati ma servi. Merkel finge di non sapere che in democrazia il programma votato dagli elettori si deve onorare e Trump lo sta facendolo. Lei non si fida di Trump, bene, molti di noi non si fidiamo né di lei, né di Trump.
6 L’avvocato Agnelli sosteneva che della giacca a tre bottoni va allacciato solo il centrale, della due bottoni solo il superiore. Trump non ne ha mai allacciato alcuno, neppure in Vaticano.
Questi del G 7 si renderanno conto come sono percepiti da noi cittadini comuni? Tutti sappiamo in anticipo che i loro incontri sono contrassegnati da agende di altissimo profilo, enunciazioni pompose, conclusioni miserabili: un misto di fake news istituzionali e aria fritta. Per esempio tutti i temi dell’ambiente sono aria fritta, si danno obiettivi che tali rimangono e prima della scadenza, essendo lontanissimi, li rinnovano con altri ancora più aggressivi, sopra tutto irraggiungibili: buffonate in successione.
Noi, come padroni di casa, siamo stati splendidi, ci siamo concentrati sul meglio dei G 7: le cinque mogli e il marito di Angela (il marito di Theresa è rimasto a Londra per rispetto verso gli adolescenti morti a Manchester. Chapeau!). Abbiamo loro offerto, nel salone Bellini di Palazzo degli Elefanti, un indimenticabile pranzo “tecno-emozionale” firmato Pino Cuttaia (cito solo i piatti che conosco e amo: gli arancini al ragù di triglia, il tenerume di cucuzza d’impronta contadina, la cornucopia di cannolo), poi serata con la Filarmonica della Scala.
Una curiosità: dei sette grandi del mondo occidentale quattro (Germania, Giappone, Francia, Italia) non hanno figli. Devo considerarlo un segnale debole?