Oggi il bello delle elezioni è che la sera stessa si sa chi ha perso, non chi ha vinto, perché non esistono più vincitori, ma solo sconfitti. O meglio, l’unico vincitore è l’elettore, l’unico sconfitto il politico di professione, e la corte dei miracoli che vive intorno a lui. Certo, Grillo è lo sconfitto, ma lo è in modo curioso, gli elettori non gli riconoscono, dopo le miserabili esperienze di Roma e di Torino, la dignità di governare a livello locale, quindi si astengono in massa, torneranno a votarlo alle politiche, non perché abbiano fiducia in lui ma perché vogliono che sconfigga quelli al potere. I veri sconfitti del M5S sono Davide Casaleggio e Luigi Di Maio, e la loro idea di fare di un movimento giovane con un pizzico di anarchia, un frusto partito convenzionale. E poi Luigi Di Maio ha un look impresentabile per un movimento di protesta, sembra un sosia giovane dell’ircocervo Matteo Renzi-Silvio Berlusconi. Ormai non tollerano nulla di lui, come è vestito, come parla, cosa dice, sanno che fra qualche anno se lo ritroveranno “mascarato”, forse “rifatto”. In tre anni è passato da giovane mito a vecchio arnese, buono solo per i talk show estivi.
Ma lo sconfitto per eccellenza è il Partito della Nazione, è il Nazareno, è l’inciucio, è il concetto macroniano “nì ni” (Né destra, né sinistra), è il modello elettorale “maggioritario”, sono gli intellò, la stampa di regime, il vecchiume del Paese. E lo sono i suoi corollari. La Banca d’Italia (a partire da quella di Mario Draghi, di lì comincia tutto), la Consob, quelli che pomposamente chiamiamo “Regolatori” (in realtà sono i “distruttori” del paese, l’ultima sconcezza è stato il salvataggio delle Banche toscane e venete). Siamo arrivati al punto di uno Stato che si vergogna persino di impossessarsi delle azioni di aziende ove ha messo montagne di quattrini dei contribuenti per fingere di rispettare norme di banditi europei mascherati da liberali. Nel mondo liberale quando si fallisce (un verduraio, una piccola azienda, chiunque sia sul mercato), i proprietari e i manager vanno a casa, se del caso in galera, gli azionisti perdono tutto, come ovvio, colui che subentra con capitali freschi diventa proprietario, la risana e poi la rivende. Punto.
Possibile che l’establishment continui a puntare sul duo Renzi-Berlusconi? Non ci posso credere. Fi rassomiglia a quegli ex obesi, scesi da 390 kg. a 100 (dal 39% al 10%), con la pelle cadente e una stanchezza profonda, stante gli organi interni distrutti dal grasso. Prendiamo il Pd di Renzi, si è ridotto a un grande “giglio magico” che compie nefandezze di ogni tipo (come preferire uno dei suoi adepti a uno perbene, leggi Lotti-Marroni, segnale di enorme impatto politico-culturale), con un leader che rifiuta di ritirarsi dalla vita politica come aveva promesso di fare in caso di vittoria del No. Quando una corporazione storica di sinistra, come quella genovese dei camalli (sono da secoli i principi degli scaricatori di porto, celebri e celebrati nel mondo) ha deciso di “scaricarti” come un container ammaccato, devi prendere atto che sei politicamente finito. Te lo conferma la Stalingrado del Nord, Sesto San Giovanni, con Mirafiori la culla della sinistra operaia. Cosa aspetti ancora a tornare a casa? Prima di essere leader si è uomini.