L’Occidente dalla crisi non ne esce. Prendiamo l’economia. Da anni passa dalla caduta libera alla stagnazione. Di certo il numero che la connota è lo zero, o in alternativa lo zero virgola. In fase di previsione annuale, il Pil che il governo baldanzosamente indica è sempre uno virgola, in sede consuntiva sempre zero virgola. Il disco rotto Mario Draghi dice «inflazione al 2%», che in sede consuntiva diventa un penoso 0,2%, così aumenta la cartaccia in circolazione. Ormai tutti gli indicatori economici iniziano per zero, gli interessi addirittura sottozero: altro che denaro caldo, siamo alla moneta ghiacciolo.
Nel frattempo, immense masse di migranti, in gran parte islamici, vogliono partecipare al banchetto delle briciole, fingiamo che siano tutti rifugiati siriani, ma non è così, sono immigrati «economici». I colti ci dicevano che grazie alla globalizzazione e all’iPhone avremmo sottratto alla fame tutti i popoli. Sarà, ma nel frattempo la povertà in Occidente aumenta in modo esponenziale, diritti e welfare precipitano.
Gli immigrati che in Occidente già ci sono – meglio, che qua sono nati – al grido di «Allah è grande» (ma i colti spiegano che è solo un modo di dire) compiono attentati e stragi. Certo non tutti: alcuni.
E noi? Seguiamo un protocollo fisso. 1) Ci autoflagelliamo, colpevolizzando le nostre classe medie e povere incapaci d’integrarli. 2) A ogni attentato cantiamo La Marsigliese a squarciagola con il mitico Hollande e ci sentiamo buoni. 3) Rispettosi, osserviamo papa Bergoglio parlare come un sociologo che ha studiato dai gesuiti. Poi dimentichiamo tutto, come da qualche mesea questa parte. Al prossimo attentato scatta il solito protocollo consolatorio.
A fronte di un tale scenario, abbiamo eletto politici impiccati a un modello di governance ingestibile: dovrebbero rispettare quanto promesso prima di essere eletti. Impossibile, mentivano sapendo di mentire, hanno oggettive carenze di leadership, e la dislocazione mondiale dei poteri, conseguenti alla globalizzazione praticata, non glielo permette. Allora, per sopravvivere (loro), adottano questa strategia: impoverire la classe media, sedare quella povera. E sparano divertenti (si fa per dire) statistiche. Ogni tanto c’è la rivolta del popolo, per ora non in piazza, ma nelle urne. E costoro che fanno? Chiamano populisti e xenofobi quelli che non sono d’accordo. L’unica idea che hanno (per ora nascosta, il solo che ne abbia accennato è stato Mario Monti) è radicale: non far votare il popolo, per rimanere al potere, comunque. Quando si esprimono dubbi sul voto popolare, significa che l’attuale Classe Dominante, quella dei G7, è da dimissionare.
Un paio di mesi fa, interpretando un pensiero diffuso in Europa e in Usa, una consigliera socialista svizzera, certa Jacqueline Fehr (oggi i «sinistri» sono più feroci dei «destri» come killer delle classi medio-basse) si è inventata il voto a punti, ricevendone il compiaciuto supporto delle élite europee («se lo dice una socialista svizzera!»). Ai giovani (18-40 anni): 2 voti; ai maturi (41-65): 1 voto; oltre i 65 anni: zero voti (eutanasia di Stato?).
Fehr è talmente ignorante da non sapere, per esempio, che la corteccia prefrontale, cioè quella parte del nostro cervello, deputata, come dicono gli scienziati, «alle scelte responsabili e ai freni inibitori degli impulsi irrazionali», matura solo dopo i 25 anni. Quindi, se non altro per rispetto della scienza, dovrebbe essere innalzato a quell’età il diritto di voto consapevole. Così oltre i 65 anni il presunto conservatorismo è spesso innovazione sociale nella saggezza.
È questa la soluzione ai nostri problemi, l’idea fascistoide del voto riservato solo all’aristocrazia intellettuale? Sono andato a rileggermi le parole (orrende) di alcuni pensatori dell’Ottocento, quando sostenevano che il suffragio universale avrebbe dovuto essere «temperato dal voto plurimo, le persone la cui opinione merita maggiore attenzione devono disporre di un voto più pesante» (me ne vergogno, ma sono parole di un mito del liberalismo). Se fosse così, ed è così, seguiamo il primo, geniale, Renzi, rottamiamoli tutti, per manifesta inettitudine umana e ignoranza di ritorno, con tante Brexit in successione.
Riccardo Ruggeri