Un tempo nel mondo giornalistico c’era molto interesse per il cosiddetto “fondo”, l’editoriale di inizio anno firmato dal Direttore. Scritto di suo pugno, con stilografica pregiata, nella solitudine operosa del suo studio d’angolo, foderato con essenze rare, veniva letto in religioso silenzio, come si conviene alle bolle papali. Perché lui era un Papa e i suoi giornalisti erano sacerdoti laici a lui devoti, fino al martirio.
Il Direttore apriva il pezzo con un consuntivo dell’anno appena passato “a volo d’uccello” (locuzione oggi improponibile), poi tracciando il percorso dell’anno a venire, trasferendo così ai lettori sicurezza e fiducia. Avevano tutti conferma che nulla sarebbe cambiato, se non in meglio. Gli illuminati dal potere non amavano, e non amano, il cambiamento. I loro colti giornalisti erano, e sono, pagati per rassicurare loro e i plebei lettori.
Questo nuovo-vecchio giornalismo altoborghese è, almeno nella forma, sopravvissuto anche al tempo del CEO capitalism dominante. Dopo aver letto tutti i primi editoriali dell’anno 2024 di tutti i miei ben più prestigiosi colleghi, ho pensato di fare anch’io un “fondo”, librandomi “a volo d’uccello” addirittura sui tre anni precedenti. Sono convinto che nel 2024 tutti i nodi arriveranno al pettine. Come reagiranno nel buio delle urne gli elettori europei e americani?
Il mondo precedente, almeno in Europa, è culturalmente scomparso proprio il giorno di San Silvestro dell’anno in cui i Grandi Sacerdoti di OMS (Bill Gates in primis) battezzarono come COVID-19 il Virus di Wuhan. Quindi decisero di cavalcarlo, come possibile agente di cambiamento culturale (un Satana laico?). Malgrado le garanzie verbali (discorso del 29 febbraio 2020) dell’allora premier Giuseppe Conte (“Cittadini, è tutto sotto controllo!”), nulla era stato previsto, i piani non erano aggiornati, l’ignoranza sul virus e sulle sue implicazioni sanitarie era massima, inadatte le leadership politico-sanitarie nazionali e internazionali, e anche di quelli che si spacciavano per scienziati, pur essendo virologi con “H Index” da infermieri.
Intendiamoci, era tutto umanamente comprensibile, bastava onestamente ammetterlo. Erano passati giusto cent’anni dalla sconosciuta “Spagnola” eppure non eravamo pronti. Come ovvio, pagammo un prezzo altissimo, non solo in vite umane, ma pure in termini socio-culturali, provocando profonde fratture interne alla nostra già fragile e scombinata società civile. Ma le leadership di Oriente e Occidente (Cina e USA in primis), scelsero la nostra stessa strategia: tacere ai propri cittadini i loro errori, pur di rimanere al potere.
Eravamo entrati, culturalmente impreparati, in una sconosciuta turbolenza sanitario-politica, con una successione imprevista di picchi pandemici. Soffrimmo, senza nulla poter fare, la perdita di molti dei nostri vecchi, furono persino sospese le attività economico-produttive, chiuse le scuole, asili compresi, addirittura furono limitate le nostre libertà personali, arrampicandosi su specchi giuridici per promulgare curiose leggi ad hoc. Per perseguire questo disegno portarono al potere quello che ritenevano il meglio del loro côté politico-culturale: Banchieri e Generali.
Casualmente, una tv riprese un giovane (sconosciuto) che correva, solitario e felice, sul bagnasciuga di una spiaggia (sconosciuta) e riuscì a sottrarsi a un goffo gendarme che voleva arrestarlo! Quel lampo di luce di libertà fece di quel giovane senza nome l’eroe di tutti i vessati.
Quando la Russia invase l’Ucraina quell’atmosfera virale, come d’incanto scomparve, una guerra primo-novecentesca era esplosa ai confini orientali dell’Europa, prendendo il posto, nell’immaginario plebeo, del Virus di Wuhan. L’Europa delle élite varò un gigantesco piano di approvvigionamento energetico, mixando alla rinfusa sia gli obiettivi del green deal sia quelli delle sanzioni. Non dominando le tecniche delle “triangolazioni”, perché non si erano accorti che da anni loro non erano più in grado di capire e di gestire la configurazione “multi stati-multi mercati”, alla fine della fiera nulla cambiò, se non il nome del fornitore delegato alla nostra sudditanza energetica. Il dittatore-zar fu sostituito da dittatori-sultani mediorientali, con però i prezzi schizzati verso l’alto e la qualità verso il basso. Al contempo, fummo aggrediti da ecoansie di nuovo conio: ci eravamo incamminati nel sentiero che ci avrebbe portati ad essere, non solo più poveri, ma anche più ansiogeni.
Mentre ci leccavamo le tante ferite, barcamenandoci fra nobili obiettivi e squallide execution, in una notte senza luna di ottobre, i nazi-islamisti di Hamas sguainarono la scimitarra al grido di Allah ackbar. E fu un bagno di sangue, di sangue ebreo. Eravamo precipitati in un’altra guerra.
Non avevamo capito che le nostre leadership erano diventate ottusamente vecchie (di pensiero, non di età, anzi più erano giovani più erano vecchi) e non erano più attrezzate per gestire, in contemporanea, lo sciame dei problemi politici, economici, finanziari in corso e ora pure due guerre convenzionali, le sottese guerre digitali, persino una mini guerra navale nel Mar Rosso. Quella dei partigiani-pirati Houthi, che con i loro barchini e la loro flotta di droni navali (sic!) avrebbero costretto le super-mega-navi portacontainer di super-mega-armatori privati a circumnavigare l’Africa, aumentando a dismisura noli e assicurazioni, distruggendo quindi i nostri conti economici e stati patrimoniali.
Il nostro mondo precipitò allora nella confusione, in primis delle nostre leadership politiche e persino religiose, al punto da non riconoscere più chi erano i cattivi, e neppure se c’erano ancora i buoni. Al contempo fummo circondati da “linee rosse” (superate le quali i colti ci dicevano esserci la Terza Guerra mondiale). Come finirà? Lo sapremo solo vivendo. Personalmente lo faccio seguendo la traiettoria declinante del CEO capitalism al quale siamo avvinti.
I colleghi Direttori con i loro editoriali dedicati al 2024, e al “volo d’uccello” sul 2023, se li avete letti, sono rimasti allineati e coperti sulle loro prudenti linee editorial-padronali, declinando, ognuno a modo loro, la comune e solita filosofia altoborghese, sempre sfoderata quando la servitù si fa inquieta: “sopire, sopire, comprare tempo”. Al Circolo, dandosi di gomito (copyright Carlo Emilio Gadda) sottovoce si dicono: “Anche il terribile lustro Venti-Ventiquattro passerà, se saremo in difficoltà pronunceremo la formula magica del CEO capitalism dominante “whatever it takes”, e anche questa volta la sfangheremo.”
Finirà così? Non lo so, mi è chiaro solo a chi verranno accollati i costi del loro fallimento. I più svegli di noi lo capirono vent’anni fa che con il CEO capitalism il futuro per la Plebe non sarebbe stato né apocalittico né fantasmagorico, ma solo triste (cosa c’è di più triste di assistere attoniti alla propria decadenza pianificata?). Passo dopo passo, il CEO capitalism sta raggiungendo il suo obiettivo strategico: trasformare il lavoro in lavoro strutturalmente povero, le aziende in arroganti monopoli, e impoverire così la classe media, sedando quella povera dei contadini, degli operai, degli autonomi, unificando entrambe nella comune povertà, prima di spirito poi di saccoccia.
Per l’Occidente la speranza è tutta concentrata nelle schede degli elettori europei ed americani. Buon Anno a tutti, e di tutto cuore!