Su La7 si è tenuto un dibattito su politica-giustizia, partendo dal caso detto “scambio Lotti-Minzolini”. Il dibattito non è stato il solito scontro, con frusti esempi, spesso manipolati, dall’una e dall’altra parte, ma ha assunto ben altro spessore, grazie a due colleghi di alto profilo intellettuale, Salvatore Merlo (Foglio) e Bruno Tinti (Fatto Quotidiano), rappresentanti due filosofie di tale rapporto. L’approccio serio e riflessivo, fermo sui principi di libertà di Merlo, e quello di applicazione rigorosa della legge di Tinti, hanno permesso di far capire ai cittadini che soluzioni sono possibili, ma passano solo dal Parlamento.
I padri costituenti erano stati saggi, avevano assegnato ruoli precisi ai due poteri dello stato: l’uno doveva fare le leggi, l’altro le applicava, entrambi avevano le guarentigie per essere garantiti a livello personale. Il fatto che i politici si siano privati, volontariamente, di parte delle loro guarentigie, per timore di non essere rieletti, è problema esclusivamente loro, che non devono trasferire all’opinione pubblica o, peggio, ai magistrati. Se vogliono ripristinarle ne hanno facoltà.
La legge Severino l’hanno fatta loro, la Consulta, costituita da giudici nominati da loro per “appartenenza culturale”, modo elegante per dire che sono di sinistra (in maggioranza), l’ha giudicata costituzionale. Né in Appello, né in Cassazione, né Augusto Minzolini, né il suo avvocato Franco Coppi, mai avevano sollevato il problema del fumus persecutionis, al quale curiosamente si sono aggrappati alcuni intellettuali dem, intendiamoci un loro diritto, pari a quello dei cittadini di criticarli ferocemente.
E’ inutile che ci giriamo intorno, tutto nasce con Mani Pulite, dove fu reso palese lo scambio storico fra imprenditori e politici: quattrini in cambio o di commesse pubbliche o di modifiche di leggi, come era sempre avvenuto in passato, e come tuttora avviene in tutto il mondo. Lo ripeto per l’ennesima volta: lobbying significa corruzione, e c’è corruzione senza che necessariamente ci sia un trasferimento di denaro, infinite le contropartite. Pochi anni dopo Mani Pulite fu scoperto in Germania, per un errore materiale, una truffa corruttiva di dimensioni globali, perpetrata da una grande azienda di cui i tedeschi andavano e vanno molto fieri, del valore 5-6 volte superiore (certificato) dell’intero ammontare della corruzione italica, eppure fu rapidamente coperto in nome del supremo interesse teutonico. Com’è avvenuto e avviene negli Stati Uniti per gli scandali banco-finanziari, tutti sanati con multe, mai un banchiere che vada in galera (orrore), e neppure che sia inquisito. Le persone perbene provano una repulsione verso questi paesi, doppiamente corrotti.
Tornando a noi, i politici tacciano, la smettano di fare leggi tipo “svuotacarceri”, che azzera ogni pena inferiore a 3 anni e dimezza ogni pena superiore (un omicida condannato a 30 anni, in realtà ne sconta 15). Perché non ripristinare la certezza della pena, anziché costringere i magistrati a liberare i delinquenti, dovendo applicare le leggi da loro promulgate? Perché i media non spiegano questa incongruenza all’opinione pubblica? Saranno mica di regime?
Di contro anche i magistrati hanno le loro colpe, una in particolare: devono chiedere al Parlamento di fare subito una legge che vieti loro dii candidarsi a cariche pubbliche, senza essersi prima dimessi dalla Magistratura. Libero un magistrato di candidarsi a fare il cioccolataio o il politico, ma non di tornare indietro: se ci si spreta, poi si fa il laico. Così sia vietato ai magistrati il “distacco” in posti ancillari alla politica. C’è una bella locuzione, proprio di Bruno Tinti, che divide i magistrati fra “spalatori di fascicoli” e “scalatori di posti”, i primi sono quelli che per legge devono inquisire o giudicare, i secondi sono quelli cooptati dalla politica come capo gabinetto, consigliere giuridico, etc., che supportano e pontificano. Un tempo se digitavi “cantone” compariva: “cantone svizzero” e “cantonese”, oggi appare, con foto e dicitura: “Raffaele Cantone, magistrato in aspettativa che presiede l’associazione nazionale anticorruzione”. Si può vietare, per legge, ai magistrati di stare lontani dai politici, visto che non ne esce mai niente di buono?
Riccardo Ruggeri