Sabato 30 marzo, Verità ha pubblicato un mio Cameo, era una specie di cablogramma a Matteo Salvini che disegnava uno scenario dopo il voto del 4 marzo basato su un plinto politico ben radicato: rispettare la volontà del 70% degli elettori (37% al Centrodestra, 33% al M5S), cioè fare, banalmente, un governo Centrodestra e M5S. Si chiama politica, proprio perché, in presenza di una legge proporzionale, per governare occorre trovare comunque dei compromessi. Nella vita di tutti i giorni succede così. E’ evidente che, in questo caso, nessun veto può essere messo su nessuno, se politico, tutt’altra cosa i veti sui cosiddetti tecnici (A proposito, chapeau all’onestà intellettuale di Mario Monti che in tv, pochi giorni fa, ha detto: “Sono sempre stato contro i governi tecnici”).
Per la prima volta nella storia politica del dopoguerra il partito dell’establishment è molto preoccupato: il 33% degli italiani, praticamente tutto il Sud, ha scelto un partito per loro populista, mentre il centrodestra, “padrone politico” del Nord, si è affidato all’odiato Matteo Salvini, per loro un fascista con sfumature naziste. Apro una parentesi, su cui tornerò prossimante: escludo che Matteo Salvini e Silvio Berlusconi possano separarsi, anzi via via diventeranno “siamesi” per poi identificarsi in un unico leader.
Gli amici dell’establishment sono disperati, sognano ancora un governo con a capo un Podestà forestiero che continui la politica fin qui praticata (lo scialbo Paolo Gentiloni sarebbe il massimo) e che, purtroppo per noi, ci ha portato a questi risultati elettorali. Sono quelli che hanno invitato le loro truppe a contarsi in +Europa (peccato per il risultato: 2,55%). Sono ancora molto potenti, ma squalificati agli occhi dei cittadini. E non hanno neppure il coraggio di dire, al di fuori dei salotti, come la pensano nel profondo. Ve lo dico io: odiano il suffragio universale, vorrebbero adottare l’epistocrazia: i voti non si contano, si pesano, come sosteneva Enrico Cuccia per le azioni (buono quello).
Un suggerimento a quelli di noi che si riconoscono nel partito dell’establishment: studiate i due principi del processo primario e secondario di Sigmund Freud e traducetelo in termini politici: 1 Il “Principio del Piacere”, tipico dei neonati, che vogliono, ottusamente, una gratificazione immediata. 2 Il “Principio di Realtà”, tipico dell’età adulta che rinvia la gratificazione in funzione delle condizioni imposte dal mondo esterno. Su questi principi, riflettete, riflettete, e ancora riflettete, cari amici. Il mondo vero è quello, basato sul principio di realtà. Il resto è roba da neonati, è cipria per i gonzi, è fuffa.
Essendo un vecchio signore che ne ha viste tante, so che dalla crisi non se ne esce senza rispettare la volontà popolare. Ma so pure che la maggioranza dei miei colleghi delle élite e dell’establishment, non potranno più rifugiarsi nel caldo mondo dove domina il “Principio del Piacere”, spingendo tutti gli altri a sottostare alla spietata concretezza del “Principio di Realtà”: ora dovranno scendere dal pero. Questa volta devono attenersi anche loro al principio di realtà, e, sapendo come la pensano nel profondo, hanno solo un’opzione: creare un accrocco M5S-Pd-LeU-cespugli dell’intero sottobosco politico (uso accrocco non in senso dispregiativo, ma per indicare il “tutti dentro” purché ci si liberi di Salvini).
Sarà fattibile? Accetterà Di Maio di lasciare a Salvini il ruolo di opposizione e la toga di tribuno della plebe? Come opzione estrema ci sarebbero le elezioni a ottobre, ma i deputati del M5S accetteranno o si metteranno in mutua?
La vita si è fatta difficile anche per l’establishment. Mi chiedo, possibile che non capiscano che con il modello “basso vs alto” e senza ascensore sociale, la sinistra popolare (non LeU o il Pd) confluisce nella destra popolare, e diventa semplicemente maggioranza del paese?
E’ domenica, scambiamoci un segno di pace.
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