Proprio oggi sul mio terrazzo è arrivato il primo passero (finalmente l’inverno!) e proprio domani comincerò il mio novantaduesimo anno. Come regalo di compleanno mi dedico questo Cameo. Delle mie tante attività senili ho deciso che nel 2026 privilegerò il mio status di essere sia editore, e quindi di godere di una totale libertà di stampa, sia giornalista, che invece di tale libertà gode solo in parte. Infatti, la carriera del giornalista è condizionata dalla sua capacità di pensare e di scrivere senza uscire dai paletti politico–ideologici indicati dall’editore (spesso impuro non vivendo dei profitti del giornale) e, allo stesso tempo, di fingere di essere libero verso l’esterno.
Un amico importante che lavora per un importante editore impuro mi ha fatto una complicata analisi che ho così sintetizzato: “il nostro è un mondo di libertà vigilata e recitata”. I miei amici giornalisti di sinistra, di centro, di destra non sanno quanto sia bello essere editori. Con IDEA molti potrebbero crearsi, a costo zero (quasi) il loro Zafferano, eppure non lo fanno. Perché?
L’unica risposta che mi viene è che non hanno saputo dire “NO” in alcuni passaggi topici della loro vita professionale, e presumo a volte anche in quella privata.
Il 2025 è stato l’anno in cui IDEA si è presentata, seppur in punta di piedi, sul “mercato delle idee”, nel contesto cultural-occidentale, sempre più desertificato, di questo primo quarto del XXI secolo. Le due mal invecchiate locomotive d’Europa, Germania e Francia, da tempo strascicano le ruote (ormai non più ferrate, ma gommate per essere politicamente corrette) e neppure più all’unisono.
La Francia è sull’orlo di un cambio di regime, anche se tecnicamente ogni cambiamento è infattibile vista la loro dimensione tripartita (due spicchi equivalenti di Popolo, entrambi radicalizzati, e uno di un vecchio imbarazzante Patriziato: impossibile governare con tre estremismi).
In Germania, Angela & Ursula si erano da tempo messe in un cul de sac, ubriache del cocktail “Transizione climatica-Industria dell’Auto-Cina” (e un goccio di angostura!) che si sta rivelando una pozione velenosa e una trappola strategica.
La soluzione di Merz di salvare non il prodotto auto ma i suoi stabilimenti – dismessi da Volkswagen che produrrà in Cina le auto elettriche da vendere in Europa (sic!) – trasformandoli in produttori di armamenti è una strategia che potrebbe rivelarsi suicida. Mi chiedo: è possibile adottare, a freddo, un’economia di guerra sapendo che i giovani tedeschi rifiutano la guerra?
Se ragioniamo in termini di modello organizzativo dobbiamo chiederci se l’attuale modello, che possiamo chiamare McKinsey 7 S, sia ancora idoneo a soddisfare le nuove esigenze prospettate dal XXI secolo. Personalmente credo che nei prossimi anni il modello (innocente) di IDEA si possa giocare le sue chances, essendo l’unico innocente, perché esente da tabernacoli e da volontà predatoria.
E su questo aspetto si baserà la strategia comunicativa 2026 nei Chiostri. Ho notato che IDEA per molti ultracinquantenni partecipanti ai primi Chiostri, specie se con status elevati, è difficile da accettare. Malgrado ripeta all’inizio di ogni intervento che IDEA non è una app, il loro approccio culturale non sempre accetta la radicalità del cambiamento che si prospetta. Com’è naturale, vorrebbero da parte mia una comunicazione consolatoria, che mantenga lo status quo, comunque.
Il caso FIAT è emblematico: la Fiat è morta e sepolta da una dozzina d’anni, ma Patriziato e Popolo in Italia pensano (o fingono) che esista ancora. Glielo fanno credere Governi di destra e di sinistra, che tengono in vita posti di lavoro inesistenti, occupati da addetti che sono in cassa integrazione da 18 anni: in termini industriali non sono più da tempo (copyright)“posti di lavoro, ma panchine ai giardinetti, foraggiate dalla fiscalità generale (sic!)”. E ora si apprestano a fare la stessa sciagurata sceneggiata con l’ILVA, dopo averla fatta per tre lustri con Alitalia.
Per IDEA il 2026 sarà un anno di investimenti in cultura della realtà, soprattutto verso i giovani, bisognosi di sogni, e anche di impegno. Occorre spiegare loro che le App sono utili per rilassarsi, non per lavorare. Qua ci vogliono studio, sacrifici e cambiamenti organizzativi radicali, scommettendo sul loro futuro minacciato dall’“essere nati benestanti, ma con il pericolo di morire poveri”.
Mi auguro che IDEA possa scuotere il cinismo degli adulti che pensano di riuscire a stare aggrappati a uno stile di vita che da tempo non si possono più permettere, e l’esperienza insegna che è meglio cambiare per nostra decisione che subire il cambiamento da parte di altri.
L’aspetto che mi rende più triste è il dopo (privato) delle mie conferenze. La frase standard di molti amici è:“Riccardo, a novant’anni chi te lo fa fare? Hai colto il punto, ma noi, grazie all’età, ce la caveremo”. Senza cambiare, of course!




