UNA DOPPIA INTERVISTA: “SE LEI FOSSE LA PREMIER ITALIANA CHE FAREBBE SUI DAZI?”

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Come editore di Zafferano ho deciso di creare una nuova Rubrica “INTERVISTE” da affidare, all’inizio congiuntamente, ai giovanissimi Silvia Andrea  Russo(23) e a Emanuel Gazzoni (29) già titolari delle Rubriche “Teatro” e “Sport”, ma anche a chi voglia mettersi in gioco sia come intervistato che come intervistatore. Io per primo, assumerò il ruolo di “intervistato-cavia” (come in questo caso) sia in futuro di “intervistatore-cavia”.

Userò il modello IDEA per configurare le modalità di formazione di Silvia e di Emanuel. Un intervistatore deve studiare molto, ed avere sempre una sua risposta sintetica alla domanda che pone all’intervistato, non certo in termini di contenuti, ma di armoniosità di pensiero e di esecuzione, per creare l’indispensabile rapporto umano intervistato-intervistatore. Nel nostro concetto di intervista l’intervistato è un partner per avvicinarsi alla verità, non un avversario a cui carpire pseudo segreti. Per noi lo scoop non è giornalismo ma spazzatura che trovi, in quantità e gratis, sul web.

Difficile oggi, anche per noi del mestiere, disporre di informazioni affidabili. Il grande Convento dei Media ormai passa solo fake truth ove tutto ciò che è scritto è sì vero, ma spesso sono mancanti pezzi fondamentali di verità (Mark Zuckerberg versus Joe Biden docet). E ChatGPT, visto quali sono le fonti a cui si abbevera in modo esclusivo, che altro è se non un concentrato di fake truth, seppur ben impiattato, con contorno di fiori eduli?

Qualsiasi problema si affronta, prima definendo gli obiettivi, quindi mettendo a punto una strategia per raggiungerli, infine procedendo con l’execution, che ne è l’aspetto chiave. Senza l’execution le prime due sono solo chiacchiere, infatti la domanda secca che mi è stata posta pretende una risposta basata sul cosa fare. INTERVISTE avrà sempre lo stesso attacco basato sulla concretezza: “Se lei fosse …”.

SAR e EG

Se lei fosse Giorgia Meloni quale posizione assumerebbe verso il problema dazi? Sappiamo che formalmente la risposta a Donald Trump la deve dare Ursula von der Leyen a nome dell’Europa e le opzioni estreme sono due: 1 accettarli, negoziando alcuni aspetti; 2 mettere contro-dazi da parte di UE.

 

RR 

Una premessa s’impone. Il viaggio a Washington della Premier è stato caricato di simbolismi al limite del ridicolo, per questo l’abbiamo scelto come modalità di formazione per i nostri due giovani colleghi che vogliono impratichirsi in una delle più complicate forme di giornalismo: l’intervista con un’unica domanda, quella ritenuta corretta in quel preciso momento storico, basata sullo spietato: “Se lei fosse …”.

Usiamo il tema dazi solo perché è di attualità, ma soprattutto perché molti di noi, e ne siamo certi pure le nostre leadership, non capiscono a che stazione del viaggio verso il XXI° secolo siamo arrivati.

Assumiamo che se l’America è costretta a mettere i dazi significa che il paese è alle corde, e che i colpevoli abbiano un nome e un cognome: sono le Presidenze dem e rep che si sono susseguite negli ultimi trent’anni, compresa la prima di Trump, che li hanno portati a un folle processo di indebitamento, delegando alla Fabbrica Cina anche il non delegabile: oltre un certo livello il manufacturing non è delegabile.

Nella loro strategia millenaria di dominio del mondo, dopo la seconda guerra europea-mondiale, i cinesi si sono inventati un “protocollo” che escludesse la guerra (nella sua versione militare) di conquista e di difesa praticata da duemila anni dall’Occidente. Hanno scommesso invece sul suicidio dell’Occidente, sia culturale (le teorie woke sono concepite proprio per questo) sia economico (se ai vertici del potere porti l’ottusità culturale dei banchieri o dei consulenti del WEF sei finito).

E poi fingendo di accettare il modello politico ed economico caro al Patriziato occidentale: il CEOcapitalism. Come? Andando ad occupare il ruolo più infimo di questo modello, quello della produzione, per poi di lì risalire per li rami fino ai processi di innovazione, e rubare loro l’anima.

Proviamo a sintetizzarlo. Le leadership americane dem-rep hanno favorito una modalità consumistica che ha portato i plebei americani a comprare belle schifezze, prodotte a basso costo da robot-umani cinesi, ovviamente retribuiti come schiavi dagli imprenditori cinesi che si arricchiscono e poi, con questi quattrini, comprano prodotti di lusso euro americani, a loro volta prodotti da schiavi dell’umanità più povera del pianeta. La leadership cinese, a sua volta, con le eccedenze commerciali statali compra debito americano, e il cappio intorno al collo dell’Occidente si chiude. Nel frattempo, ln Occidente la propaganda convinceva i plebei che erano diventati benestanti grazie alla globalizzazione, la Borsa comunicava loro, in diretta, che era proprio così, addirittura pontificavano con ridicoli “abbiamo eliminata la povertà per … miliardi di persone” (sic!). In realtà, si era trattato semplicemente del giochino dei vasi comunicanti fra plebei cinesi (vincenti) e americane (perdenti) con differenti gradi di povertà.

Quando gli operai e i contadini del Midwest hanno capito che lo “scambio” era diventato masochista (compravano sì merci a basso costo, però sacrificando i loro diritti sociali ottenuti con lotte secolari, come il lavoro, la sanità, la casa) e in realtà erano stati  ridotti a nuovi paria (obesi), di più venivano ridicolizzati come deploables proprio dalla nuova ignobile classe dominante patrizia-woke harvardiana, votarono  Donald Trump, un patrizio in purezza che di plebeo aveva solo il linguaggio scurrile.

Come scenario di riferimento assumo che l’America abbia la consapevolezza di uscire da quest’ultimo quarto di secolo di globalizzazione selvaggia da sconfitta (non parliamo dell’Europa!), quindi se fossi la Premier italiana partirei convinto che il viaggio sia non inutile ma di certo politicamente irrilevante.

Per questo imposterei il colloquio pasquale con Donald Trump focalizzandomi esclusivamente sulla posizione italiana, senza altre ambizioni. Quindi non farei altro che ribadire la fedeltà assoluta alla NATO e a impegnare l’Italia a raggiungere il mitico 3% sulle spese militari, ricordando il legame unico che lega l’Italia all’America.

Post Scriptum. Per onestà intellettuale verso Silvia ed Emanuel e verso i lettori, questa risposta è la quarta che elaboro, ed è totalmente diversa dalle altre. Perché? Semplicemente ho messo, a titolo sperimentale, al centro del mio ragionamento uno dei punti fondamentali del modello “IDEA”: l’assumption Tabernacolo. A dimostrazione che, in un mondo in continuo cambiamento come l’attuale, le nostre competenze e le nostre sensibilità umane richiedono un continuo aggiornamento, con la scelta di ragionamenti fuori da schemi antichi. L’Accademia ci dice tutto sull’involucro e sul suo posizionamento esterno, meno sulla sua anima profonda, da scoprire e da approfondire da parte di noi utenti della cultura partiti dal basso.

RR

Silvia e Emanuel ora tocca a voi rispondere alla domanda:

SAR e EG

Un accordo è veramente vincente se tutte le parti coinvolte si alzano dal tavolo soddisfatte. Donald Trump, con i dazi, porta tutti a sederci a questo tavolo da gioco, pertanto se fossimo in Giorgia Meloni ci siederemmo e cercheremmo di capire se ci sia un disegno più ampio oltre la richiesta di soldi.

Gli Stati Uniti battono cassa, noi abbiamo spazio limitato, a meno che non vogliamo contrarre ulteriori debiti, va detto onestamente.

Noi ragazzi della GenZ, figli della crisi del 2008 e cresciuti con il covid, ci siamo accorti da tempo che il modello della globalizzazione selvaggia è terminato e che, in Occidente, ha portato a risultati fallimentari. È certamente una questione di business, tuttavia, se oltre a ciò, i dazi contribuiranno a disegnare un nuovo sistema internazionale più equilibrato, sarebbe una valida ragione in più per sedersi al tavolo. Quel che è certo, è che non ci facciamo intimorire da qualche crollo in borsa, gabbare dall’oscena locuzione “miliardi di dollari bruciati” né, tantomeno, stregare dal dragone cinese, il campo da gioco a noi è chiarissimo.

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