L’Italia è in un cul de sac

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Abbiamo imboccato l’ultimo miglio che ci porterà al 4 marzo, curioso lo scenario che va delineandosi:

1 Sergio Mattarella è giustamente imbarazzato. E’ stato eletto, con un colpo di mano, dal Pd di Matteo Renzi allora trionfante, ora il Pd corre il rischio di scendere a quota 20 e Renzi scomparire. Come ovvio teme di essere un Presidente dimezzato, come il Visconte di Calvino. Suo malgrado è in un cul de sac.

2 Matteo Renzi è l’unico che, fanciullescamente, vorrebbe tornare a volare sul suo amato A340-500, ma comincia a rendersi conto che le sue chance ormai sono vicine allo zero. Se si fermasse un attimo a ragionare scoprirebbe che è in un cul de sac. E non se ne esce agitandosi scompostamente ma prendendo atto della realtà.

3 Silvio Berlusconi sogna di fare il king maker, ma nessuno è disponibile a ricevere un suo endorsement, nessuno si fida di fare patti con lui. Perché allora non concentrarsi sulla “roba”?

4 Luigi Di Maio ha deciso di uscire dal Blog e giocarsi tutto nel 2018: o Palazzo Chigi o scomparire. Un’unica opzione per diventare Premier: allearsi con Salvini, questo probabilmente diranno i numeri. Per la prima volta il M5S è in cul de sac, sarà attrezzato per uscirci?

5 Matteo Salvini ha ribaltato il rapporto con Berlusconi, ora è lui che dispone di due forni ma è un follower in entrambi. Può solo mettersi in posizione “surplace”, altre opzioni non sono all’orizzonte.

6 Pietro Grasso sarà lui, a capo della legione dei fuorusciti, raccogliere le truppe già di Renzi e tentare di rifare l’Ulivo? Però, per questo giro la Sinistra non è neppure in un cul de sac, è proprio fuori gioco.

7 Giorgia Meloni, di questa banda bassotti, è l’unica che mastichi sul serio politica, non c’è dubbio che a lei convenga stare ferma sulla sponda del Tevere, nella parte meno inquinata, e aspettare. D’altronde finché sei al 5%, non sei neppure in un cul de sac, sei fuori.

Se questo fosse lo scenario effettivo a noi dei giornali cartacei cosa conviene fare? Il numero delle pagine aumenta, i costi salgono, i lettori diminuiscono, così i profitti. Stiamo diventando una compagnia di giro imbolsita, le marchette in tv ci debilitano, scriviamo libri a getto continuo, ce li presentiamo e recensiamo fra di noi, ma nessuno li legge, ciò malgrado ci arruffianiamo con tutti, gli editori fanno di noi carne di porco, sembriamo sempre più un circo equestre, proprio nel momento in cui il circo non tira più.

Quelli che hanno scelto, per fingere di essere diversi, la strategia dell’ottimismo sempre e comunque, non si accorgono che stanno diventando delle macchiette. Così i (finti) pessimisti sempre e comunque sono i ritratti simmetrici dei (finti) ottimisti, e si elidono, specchiandosi a mò di selfie continuo.

Eppure la soluzione per uscire dal cul de sac ci sarebbe. Digitate “Allocuzione di Capodanno del Presidente della Confederazione svizzera”, un discorso di pochi minuti dell’appena eletto Alain Berset (durerà in carica un anno). Ha premesso che non agirà mai da solo, ma assieme agli altri sei membri del governo. Ha elencato i problemi che pure loro hanno ma ha detto che grazie alla democrazia diretta tutti insieme “possiamo co-decidere su come vogliamo vivere”. Il segreto della Svizzera è tutto lì, dibattere, dibattere, trovare compromessi e poi co-decidere, e via all’execution congiunta.

www.riccardoruggeri.eu

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