Questa è una preghiera non una rubrica: convincete Renzi a non ripresentarsi

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Questo non è un Cameo.
L’affermazione soggiace alla stessa logica che portò René Magritte (1928-29) a dipingere una pipa su sfondo monocromo, con una didascalia in corsivo elegante “Ceci n’est pas une pipe”, con l’intento di sottolineare la differenza fra l’oggetto reale e la sua rappresentazione, da cui il titolo “La Trahison des images” (Il tradimento delle immagini).

Questo non è un Cameo perché, pur avendo l’obiettivo di invitare l’establishment a indicare un nome per il prossimo premier, mi rifiuto di fare l’analisi dei tre anni del consolato Renzi, specie degli ultimi sei mesi: provo imbarazzo. Il Paese si fermò (così il Parlamento), assistemmo, esterrefatti, alle sue cavalcate giornaliere con ogni mezzo di locomozione, su e giù per l’Italia, a un bombardamento di parole e di promesse senza senso, a favore di un Si che nelle urne diventò un secco No. Tutto ciò, malgrado la distribuzione di doni propiziatori, di cui ora l’Europa ci chiede conto, e noi a lui.

Era umanamente comprensibile che, giovane com’è, puntasse tutte le fiches sul suo progetto, bocciato il quale avrebbe dovuto trarne le conseguenze. Lo fece, dimettendosi. I più scaltri di noi analisti (non io) capirono subito che era una finta. L’aspetto negativo, in termini di immagine, è che ora voglia nuovamente scendere in campo per ricandidarsi a premier (sia chiaro è un cittadino con tutti i diritti civili, quindi nulla osta, ci mancherebbe). Avrà valutato quanti italiani sono disposti a sorbirsi altri sei mesi di sua campagna elettorale casa per casa, ascoltando le stesse post verità, gli stessi post silenzi, attraverso l’insopportabile linguaggio della Leopolda, rivedere i soliti manager-sponsor, mentre la casa crolla?

Questo non è un Cameo perché l’analisi del triennio l’ha fatta, in modo impeccabile, una trasmissione “I conti della belva” di Radio 24 (Oscar Giannino, con Carlo Alberto Carnevale Maffè e con Mario Seminerio). Rimando i lettori, in primis i conduttori dei talk, al podcast di Radio 24, difficile farlo meglio, sono serene, sacrosante verità.

Presidente Renzi, mi permetta di dirglielo da nonno: salti un giro, lei è troppo divisivo, la voglia di vendetta le ottunde la mente; piuttosto si faccia questa domanda: perché dovremmo darle un’altra chance? La politica non è il pocker.

Mi rivolgo sommessamente all’establishment, identificandomi con il saboteur tranquille René Magritte, voi che avete strumenti e status, convincetelo a desistere, se scende in campo, qualsiasi sia la legge elettorale adottata, pur di opporsi a lui e al suo giglio magico, la maggioranza degli italiani, molti turandosi il naso, voterà per M5s e Lega. E’ questo che volete?

Questo non è un Cameo ma una preghiera.

Riccardo Ruggeri

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