UNA BALLATA PER DONALD E PER JOE

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Da quando è arrivato il Covid, e poi l’Ucraina, e poi la transizione climatica (auto elettrica compresa), e poi il 7 ottobre (guerra Israele-Hamas compresa), e poi i tentativi dei suoi di scalzare Joe (per me è stato un buon Presidente), mancava solo il gran botto. E’ arrivato! Con l’attentato al vecchio Donald.

“Fight! Fight! Fight!” lo traduco liberamente “Combattere affinché si smetta di combattere fra noi”. La guerra civile è la forma più oscena di guerra, da evitare a ogni costo. I Banchieri l’hanno capito in anticipo, gli indici di borsa infatti salgono. Editori e giornalisti non ancora.

Ho letto a fondo i grandi giornali occidentali il giorno prima dell’attentato, poi gli stessi il giorno dopo, ne sono uscito molto turbato, non pensavo che sia il giornalismo di sinistra sia di destra fossero così malati di ideologia, al punto da provocarmi un profondo sconforto.

Ho provato a cambiare modalità e stile del Cameo, ispirandomi ai “Maggi” della mia preadolescenza garfagnina, per offrire ai lettori di Zafferano stimoli di riflessione e di speranza.

I “Maggi” erano i residui della cultura contadina delle Valli Apuane, ballate medioevali di teatro popolare per festeggiare la fine del solito rigido inverno, in attesa che margherite e amori primaverili sbocciassero. Nei “Maggi” sempre il Bene prevale sul Male, il povero sul ricco, il debole sul potente, il buono sul malvagio, i Re cristiani sui Sultani mussulmani.

Questa prima ballata è dedicata a Donald e a Joe, come persone, non come Presidenti o leader politici.

Uccidere il Presidente prima di eleggerlo, e non riuscirci,

Affidarsi al Caso o alla Provvidenza, crepuscolo di America?

Cara Lilli, il silenzio s’impone, anche se nessuno l’ascolta.

Tanto vale che il silenzio ce lo dividiamo fra noi.

I corvi della stanza accanto parlano, parlano.

Il grande lupo, stravolto, ulula all’immobile luna.

Gli sciacalli si sbranano fra loro.

La libertà americana potrebbe ignominiosamente morire?

Corallo è il sangue del suo orecchio,

Borgogna quello del giovane assassino.

Rosso dominante quello del berretto da baseball,

Make America Great Again.

Cara Lilli, siamo vecchi, siamo all’antica.

Però abbiamo ancora voglia di bussola.

All’alba di ogni nuovo giorno siamo cauti.

Amiamo ancora ascoltare il suono antico di un organo.

In questi settant’anni ci siamo disegnati

Un nostro mondo. Ricco di montagne da scalare,

Di baie protette, di labirinti, di cianfrusaglie.

Solo la sporcizia è stata assente.

Guerra politica e guerra armata sono sporcizia.

Vogliamo vivere in pace, senza suoni di guerra.

Ascoltare solo il ritmo immutabile della pioggia.

Specchiarci ancora nei cristalli del cielo del Ponente.

L’America decida, seguendo i suoi riti.

Lasci che le ignobili ombre facciano il loro percorso nell’etere.

Che infiniti specchi di silicio moltiplichino i tramonti.

Sogno un abbraccio, in una sera di novembre, fra Joe e Donald, esausti.

Altrimenti? Dio non voglia,

Sarà guerra. Guerra civile!

Con Lilli, in silenzio, continueremo a sognare

Un mondo senza merlature, e senza vessilli!

Ci addormenteremo leggendo Jorge Luis,

Il poeta cieco che ridusse l’universo in un libro,

E con impeto infinito eresse l’alto e arduo manoscritto,

E limò e declamò l’ultimo verso.

E non gli dettero neppure il Nobel.

Zafferano.news

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