A volte, il passaggio dalla poesia alla profezia è possibile.
Questo Cameo non si riferisce ai candidati alla Presidenza degli Stati Uniti, siano essi lo “sparato” Donald Trump o il futuro sostituto dell’ “abbattuto” Joe Biden, ma ai cittadini-elettori americani, e per estensione a noi cittadini occidentali. Individui la cui configurazione umana sembrerebbe essere quella profetizzata in un poema breve, “Uomini vuoti”, presente nel volume Collected Poems 1909-1962 di T S Eliot, curato da Maura Baldini.
E men che meno il Cameo si permette di fare previsioni sul vincitore della tenzone, il cui ruolo pare essere chiaro: gestire il declino dell’Impero. Letto dal punto di vista di noi sudditi non sciocchi, è irrilevante chi vince, così come è stato in quelle europee, trattandosi di interpreti intercambiabili per un copione già scritto.
In corsivo i versi del grande poeta americano. Del poemetto riporto, in successione, l’implacabile incipit, e l’altrettanto implacabile quartina finale.
Siamo gli uomini vuoti
Siamo gli uomini imbalsamati
Che s’appoggiano l’un l’altro
La testa piena di paglia. Ahimè!
….
É questo il modo in cui finisce il mondo
È questo il modo in cui finisce il mondo
È questo il modo in cui finisce il mondo
Non già con uno schianto, ma con un piagnisteo
Questi versi, scritti un secolo fa (1925), ben si attanagliano al mondo sgangherato di oggi. Per quel che vale (nulla), considero curioso fare elezioni per eleggere “funzionari” che governano un modello andato a male, com’è il CEO capitalism, ma non è questa la sede per parlarne.
Provo a sintetizzare con asterischi le suggestioni prodotte da questo poemetto. Eliot era noto per la sua capacità (rara) di saper accogliere il futuro nel grembo del presente. Per “uomini vuoti” lui intendeva gli inerti residui della Prima Guerra mondiale, cittadini e soldati delle classi povere americane, tornati segnati per sempre da una guerra insensata fra due potenze europee.
*Ovvio che tali siano stati pure i sopravvissuti della Seconda Guerra mondiale, militari o civili poco importa.
*E così i reduci, diretti o indiretti, di tutte le guerre per esportare la democrazia che gli americani hanno fatto in Corea, in Vietnam, in Iraq, in Afganistan.
*E così i perdenti della Globalizzazione, una guerra dove al posto delle armi e degli eserciti ci sono finanza e multinazionali, e al posto dei Generali i CEO.
*Tutte queste guerre asimmetriche hanno creato “uomini vuoti”, sfridi umani, dove persino l’orrore e la tenebra sono assenti.
*Oggi, la deindustrializzazione e l’immigrazione selvaggia stanno trasformando anche le periferie delle città europee in paludi zuppe di “uomini vuoti” e se la transizione climatica procederà in modo woke-cancel, con le stesse modalità punitive verso le classi povere, il meccanismo potrebbe esplodere”.
*Gli “uomini vuoti”, quando vengono “imbalsamati” automaticamente diventano plebe, la Plebe del XXI secolo, perché vivono nel degrado di acquitrini culturalmente prosciugati.
*I più intelligenti di loro lo confessano: “Noi deplorables sembriamo vivi, ma siamo morti”.
Il poema breve si chiude con la parola “piagnisteo”, geniale traduzione di whimper, non i politicamente corretti lamento o gemito. Whimper è tipico dei servi, “uomini vuoti”, ormai ridotti a ombre che non appartengono più al mondo dei vivi, e neppure a quello dei morti, perché a loro è stata rubata persino la dignità del morire in pace. Prosit!