Finalmente la primavera è arrivata. Non le rondini, ma i merli l’annunciano.
Come ogni anno, la solita coppia di merli è atterrata sul grande terrazzo, pieno di piante grasse e di erbe officinali (La chiamo la Libera Repubblica del Grande Terrazzo). Stasera, al tramonto, e domattina all’alba, sentirò il loro canto, lo zirlo; dicono serva a connettersi ad altri mondi pieni di misteri per noi umani, e di cui non conosciamo i linguaggi. Quando la temperatura si farà rovente, una sera, d’improvviso, comparirà sul muro di levante il solito geco, silenzioso come solo i gechi sanno essere. Merli e geco conosceranno così il piccolo nato dalla coppia di grandi gabbiani zampe gialle. Da anni convivono con Lilli e con me, hanno il nido sul nostro tetto, protetti dalla padella satellitare della tv, che usano a mo’ di Starlink privato.
Ho scoperto che solo vivendo nell’armonia del Grande Terrazzo si può sopportare la disarmonia del mondo circostante e sognare di diffondere “IDEA”, in presenza e in streaming solo a chi mi invita.
Il Grande Terrazzo è diventato negli anni una specie di Parnaso, luogo rifugio dal disordine esterno. Qua penso, scrivo, rifletto, riscrivo, correggo, sorrido, felice. Il contatto con la realtà me lo danno i pezzi che settimanalmente i miei colleghi-amici di Zafferano mi mandano per la pubblicazione, i libri di una vita, la faticosa lettura dei quotidiani, mentre ho rinunciato alla comunicazione via talk, dove, per colpa di editori markettari, la professione giornalistica e quella degli ospiti tv sta sbroccando, toccando il suo punto più basso.
La prima sensazione è che noi europei siamo entrati in un grande banco di nebbia culturale e non riusciamo ad uscirne. È come se la nostra strumentazione, a partire dalla gestione del virus di Wuhan, si fosse inceppata. I nostri leader propongono soluzioni che già alla nascita appaiono vecchie, pompose, inadeguate.
Eppure è trent’anni che abbiamo capito come la cosiddetta “fine della storia” sia stata non una nostra vittoria sul comunismo, ma una grande illusione. Nel XX° secolo si è compiuta, in realtà, la fine della centralità dell’Europa e si è palesata la rivolta del resto del mondo contro l’Occidente. La crisi strategico-economica del 2008 gli ha dato il colpo di grazia.
L’America l’ha capito, e potendolo fare ha centrato il suo focus sull’Indo-Pacifico. Noi europei siamo rimasti con il cerino in mano in un mondo in via di ridimensionamento, e non sappiamo che fare. Non capiamo neppure che Donald Trump, sfilando l’America, non fa altro che proseguire la stessa strategia delle passate Amministrazioni dem: demolire i due plinti storici dell’ordine liberale originario, il multilateralismo e il riferimento al patrimonio politico e retorico del liberalismo (cfr. Alessandro Colombo, Il suicidio della Pace).
A novant’anni poco ti è concesso in termini fisici, ma ti puoi rifare in termini intellettuali, perché puoi scrivere e comunicare senza obblighi di parte, solo per divertissement. Il problema è pubblicare, ma se non sei allineato a una delle due Cupole, ti è impossibile. Per fortuna c’è X che pubblica tutto, anche la spazzatura. Sappiamo che la Plebe è un cocktail di umana meraviglia e di umana spazzatura, mentre i Patrizi sono diversi solo per metterci una goccia di angostura in più.
Di queste amenità si chiacchiera e ci si confronta (umani e animali) in modo scanzonato nella Libera Repubblica del Grande Terrazzo. Su X ho posto questa riflessione in 260 battute: “Sono nato negli anni Trenta quando la Germania si riarmava grazie alla Finanza internazionale e novant’anni dopo mi ritrovo con la Germania che si riarma nuovamente a debito. Non ho alcun segnale che qualcosa possa andare storto. Prosit!” Un numero per me impressionante di follower lo ha visualizzato e commentato. Incredibile, perché il web di norma rifiuta l’ironia.
Confesso che mi sfugge la ratio del Parlamento tedesco (oltretutto scaduto) di buttare mille miliardi di euro dei loro risparmi per comprarsi dei rumorosi giocattoli per difendersi da un Paese che non solo ha perso la guerra ucraina, ma è precipitato in un drammatico declino demografico, che non gli permette di difendere neppure i confini di un Paese che ha 11 fusi orari (sic!).
Oltretutto in un momento in cui paiono in corso fra i Tre Imperi (America, Cina, Russia) prove di alleanze pelose, atte a sostituire la “Guerra” con le “Zone di Influenza”, forse gli “Stati” con le “Corporation” (sic!). Tutti tre gli Imperatori pare che convengano che la “modalità guerra”, essendo nociva per il business, sia da abbandonare. La deterrenza atomica che tutte e tre hanno, basta e avanza. Il problema sarà dei 190 e passa Paesi iscritti all’ONU che potranno solo scegliere in quale “zona d’influenza” chiedere di essere inseriti. La scelta sarà obbligata per alcuni, come: Iran, Taiwan, Canada, Messico, Groenlandia, Panama, Ucraina, Israele.
Chi sceglierà l’Europa? Con queste ridicole leadership tutto è possibile.
Io non ho alcun dubbio, scelgo l’America, anche se per lungo tempo sarà quella plebea del mio amato Midwest contadino-operaio! Prosit!