Confesso di essere stato spiazzato dai lettori di Zafferano, da quelli del mio Blog, da quelli dei quotidiani cartacei e digitali che ogni settimana lo riprendono dandogli titoli diversi. Sabato scorso è infatti uscito “La dottrina Draghi per un’Europa sogno o incubo?” e per la prima volta sono stato sommerso da mail, whatsapp, persino telefonate. Tutte con critiche di vario tipo verso il governo attuale, verso l’opposizione prima governante, verso Mario Draghi, verso Ursula von der Leyen, verso i politici in genere, e pure verso di me, perché secondo alcuni non avevo preso posizione. Che dire? È la sgradevolezza di quest’epoca dove il modello in essere è quello dei due greggi, solo pecore bianche e solo pecore nere, che curiosamente sono costrette a ruminare e a belare secondo il colore del loro mantello. Da adolescente ho fatto l’aiuto pastore a Magliano di Garfagnana, e come diceva mio zio i pregi e i difetti delle pecore (non faceva distinzioni fra bianche o nere) erano equamente distribuiti, come fra gli umani. Passando la sua vita con loro, a ognuna aveva dato un nome femminile di una parente o di una conoscente, salvo il montone che, con disprezzo, chiamava “quello”.
Ho sofferto a non rispondere a nessuno per essere fedele al mio stile di comunicazione, un estremo rispetto verso tutti, e guardare il mondo solo dai miei interstizi privati senza la pretesa di cooptare nessuno alle miei idee. Qua pubblico le posizioni di sei lettori, mantenendo l’assoluta segretezza su di loro, come richiestomi.
1 Giornalista. “Il documento contiene sia messaggi espliciti che impliciti. Quello più traumatizzante è lo stato drammatico nel quale si trova l’economia europea a fronte di quella americana. Ventidue anni fa era pari all’ottantasette per cento di quella americana, oggi è precipitata al settanta per cento. Dati noti, ma che detti da Draghi assumono una ben diversa dimensione, sapendo che in qualche modo dietro c’è anche una sua responsabilità di sistema: l’establishment cosiddetto liberal-democratico che ci ha governato dal dopoguerra”.
2 Vecchio lettore di Zafferano. Ripete quando detto dal lettore precedente, facendo un feroce attacco ai politici e ai burocrati UE che hanno gestito in modo disastroso l’Europa, citando l’emissione, nel periodo 2019-2024, di ben 13.000 leggi contro le corrispondenti 3.500 americane.
3 Professionista svizzero. Come svizzero si pone un interrogativo: “Perché l’establishment svizzero insiste nel voler attaccare il nostro vagone al treno europeo sapendo che la locomotiva è vecchia e in pessime condizioni? Di più, viaggia su binari usurati, quindi poco sicuri. E chi ci dice che non sarà proprio la locomotiva tedesca a gettare per prima la spugna e preferire il proprio deposito nazionale”?
4 Pensionato, ex dirigente Fiat. “I burocrati UE si sono rivelati peggiori dei nostri, orientati al più bieco statalismo centralizzatore. Si comportano come gli esaltati dell’estremismo verde. Solo menti malate, potevano pensare di potersi sostituire al mercato imponendo un tipo di auto che noi utenti non vogliamo, perché non soddisfa i requisiti minimi per potersi definire automobile. L’auto elettrica europea targata Ursula sarà un pozzo senza fine di perdite”.
5 Economista liberale. “La penso come l’Economist: temo che la dottrina Draghi abbia una forte, quindi inaccettabile, configurazione dirigistica. Ottocento miliardi di euro all’anno per almeno cinque anni non sono bruscolini, rappresentano il nostro futuro. Pensare di affidarli a burocrati ideologizzati che finora hanno consuntivato solo risultati negativi, mi pare un rischio che potrebbe essere mortale. Le qualità tecnico culturali, lo spirito europeista, l’assoluta onestà intellettuale di Mario Draghi sono fuori discussione, non così la struttura politica operativa chiamata a realizzare tali suggerimenti”.
6 CEO della logistica. “La dottrina Draghi è un insieme di ovvietà note da tempo. Che la produttività in Europa sia cresciuta in modo insufficiente rispetto ai concorrenti è noto, che la costruzione della UE si presenti come poco più di un mercato allargato, però con folli velleità politiche (impossessarsi del potere decisionale degli Stati senza referendum popolari), è altrettanto noto, e potrei continuare. L’aspetto drammatico in termini politico culturali è che si è andata configurando una classe politica da operetta che ha lavorato a una grande costruzione unitaria, che si sapeva già alla partenza infattibile, con il risultato di rappresentare un freno allo sviluppo dei singoli paesi”.
Tanto dovevo a chi mi ha scritto, che ringrazio di cuore.