DUE “SCENARI”: TERZA GUERRA MONDIALE O GRANDE ACCORDO FRA “POTENZE CANAGLIA”?

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Come apòta mi interesso alla politica non in termini ideologici ma solo culturali, studiandola con lo strumento usato da sempre dai militari: lo “scenario”. I migliori scenari sono quelli compilati da specialisti non legati a nessuna ideologia. Per esempio, alcuni scenari sulla guerra russo-ucraina-nato sono folli nel loro apparente estremismo, ma nulla vieta che non possano verificarsi. Come ipotizzare, ad esempio, che un Vladimir Putin, prossimo alla sconfitta scelga, in luogo dell’uso dell’atomica (mossa irreversibile) di “scambiare” con i suoi alleati (Iran, Corea del Nord, etc.) pacchetti di atomiche, missili, specialisti, in cambio di soldati da sacrificare sul campo ucraino? Una modalità criminale che destabilizzerebbe il mondo occidentale in modo imprevisto.

 

Facevo lo “scenarista” già quando ero CEO di multinazionali, ipotizzando strategie di acquisizioni, dismissioni, joint-venture, partecipazioni incrociate. Allora, attori dei miei scenari erano i CEO dei big delle macchine agricole e del movimento terra: John Deere, Massey-Ferguson, Caterpillar, Hitachi, New Holland, etc. Oggi, nei miei scenari geopolitici, gli attori sono i Premier di America, Europa, Russia, Cina. Ultimamente ho aggiunto l’India, e due stati islamici, Iran (sciiti), Arabia Saudita (sunniti).

 

Altro esempio, lo scenario Italia. Ogni tanto uno dei leader dell’attuale compagnia di giro, partendo da percentuali ridicole, prende oltre il 30% dei voti. Di colpo, costui si crede uno statista, si circonda di una corte. Poi gli elettori scoprono la sua pochezza, i voti scompaiono, così la corte. Stessa cosa per i cosiddetti “tecnici”, appena scendono dalla carrozza dorata si scopre l’ovvio: “sotto il vestito di seta e strass c’era poco o nulla, se non boria e pretese”.

 

Più interessanti i due scenari di geopolitica che da anni aggiorno, ma non pubblico: uno l’ho chiamato “Status quo”, l’altro “Status quo bias”.

 

Il primo scenario, quello che stiamo vivendo, se continua potrebbe scivolare verso una Terza Guerra Mondiale. Nei giorni scorsi l’ho aggiornato, aggiungendo una notizia poco nota. L’India, diventato il nuovo leader mondiale per numero di abitanti, ha deciso di armarsi, non solo acquistando ma creando una propria potente industria degli armamenti. E’ un segnale importante: dopo Russia, Ucraina, Israele, si va tutti verso un’economia di guerra. Quando nel 2022 i G7 punirono la Russia (con sanzioni e Swift incorporato) erano convinti che sarebbe fallita in breve. Purtroppo, d’intesa con Cina, India, Iran, Turchia (3 miliardi di persone), la Russia bypassò le sanzioni con le “triangolazioni” e trasformò la sua economia in “economia di guerra”. Oggi l’Europa pare voglia armarsi pesantemente. Dopo essersi vantata per i suoi settant’anni di pace si ricorderà che le armi richiedono i soldati? C’è un programma per trasformare in feroci samurai l’esercito dei giovani di “Ultima Generazione”, che oggi guerreggiano nei musei sparando pignatte di minestrone sui quadri? E se, anziché indossare military boots, scappassero in sneakers in Università lontane, come fanno da sempre i figli dei potenti? Uno che ben li rappresenta, Yair, figlio di Bibi Netanyahu, imboscato a Miami.

 

Il secondo scenario si differenzia dal primo per un possibile avvio (sotterraneo) di un grande accordo fra le “potenze canaglia” di Occidente e Oriente-Sud del mondo. Ipotizzo che il presupposto di partenza sia quello classico della “pace obbligata”. Se i premier al potere valutano rischiosa una guerra fra di loro, state certi che ripiegheranno su una soluzione salvifica (per loro): fare accordi al ribasso pur di rimanere al potere, e supportarsi vicendevolmente. Da diecimila anni è uno dei compromessi praticati dalle élite al potere, sempre e solo a spese delle proprie plebi, il mitico canis canem non est.

Come finirà? Non lo so, però sappiamo che tutto questo è già successo. Basta studiare le cosiddette “mappe concettuali” elaborate da antiche “potenze canaglia” che firmarono la Pace di Westfalia nel XVII secolo. Abbiamo inventato sofisticatissime app e implacabili vaccini, ma in termini di moralità pubblica e politica siamo sempre alle mappe del 1648. Le élite, sempre le stesse e con identici comportamenti, si spartiscono potere, influenze, ricchezze, a spese della plebe. Tante chiacchiere alte ma poi, gira gira, non si schiodano dalla sintesi di Jean-Paul Sartre: “Quando i ricchi si fanno le guerre fra loro, sono i poveri a morire”.

Prosit!

Zafferano.news

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