Rassegna stampa del Cameo

1 “Sono tutti matti”. Il titolo è mio. Uno dei miei figli, da piccolo era molto pigro, prese il latte materno fino a 14 mesi, pareva che non volesse comunicare, incominciò a parlare molto tardi (in realtà, tutti i Ruggeri, io in particolare, ebbero sempre una pubertà tarda), malgrado gli sforzi non si schiodava da “mamma”, “pappa”, “papà”. Un giorno, mancava poco all’asilo, si sbloccò e disse: “Sono tutti matti”. Felicità e imbarazzo. Cosa avrà voluto dire? Non l’abbiamo mai scoperto.

Mi è tornato alla mente dopo aver letto i commenti di alcune delle più belle teste politiche del paese alle dichiarazioni di Federico Ghizzoni sulla vicenda Boschi-Unicredit-Etruria. Purtroppo non ho ascoltato in diretta le parole di Ghizzoni, stavo tornando in Italia per il Natale (accendere le luci del presepio del 1934, bollito di Bue grasso di Carrù, bagnet verd, Barbera d’Asti) però ho letto i tweet (definitivi) di Taradash, Riotta, Chicco Testa, Stefano Feltri e dello stesso De Bortoli, oltre al testo riportato da List di Mario Sechi che analizzano costruzione della frase, verbi usati, aggettivi scelti. Posso dirlo? Sembriamo tutti matti. Parliamo del nulla, fingiamo di vivere in un mondo che non esiste. Casi come questo sono molto frequenti, e lo sono da sempre. Siamo in quella terra di mezzo, quindi di nessuno, fra il business e la politica, ove si consumano ovvietà e sconcezze.

Un ricordo personale. Anni Ottanta, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio mi convoca a Roma, mi chiese, usando parole simili a quelle di Maria Elena Boschi, se potevo essere interessato a un’azienda di …, se non l’azienda almeno il personale (“è nel mio collegio elettorale”, sorrise). Gli risposi che conoscevo i problemi di quell’azienda e che avrei incaricato i miei tecnici di studiare l’opzione. Di colpo, la grande cordialità e simpatia dalle quali, per mezz’ora, ero stato avvolto, cessò. Dicendo che l’avrei fatta studiare dalla struttura avevo, in automatico, risposto no. Sono passati oltre trent’anni, ma in quella terra di mezzo fra business e politica nulla è cambiato, neppure l’ipocrisia di noi della stampa. Siamo ancora a sofisticare fra “interessarsi” e “premere”. Eppure nel mondo del sesso l’abbiamo già linguisticamente risolto: è sesso sia il petting che la penetrazione. Weinstein docet.

 

2 “Troppi selfie? Il disagio diventa serio”. Scienziati indiani sono arrivati alla conclusione che il bisogno ossessivo di postare selfie è un vero e proprio disturbo mentale. Tre tipologie di disturbo: a) cronica, quando il bisogno dura 24 ore su 24 e i selfie vengono postati più di sei volte al giorno; b) borderline, se ne scattano almeno tre volte al giorno ma senza necessariamente postarli; c) acuta, se si fanno molti selfie e poi se tutti vengono effettivamente postati. In conclusione mi chiedo: sono più idioti quelli che i sefie se li fanno, quelli che li postano, gli scienziati che li studiano, io che considero questa una notizia, voi che la leggete?

3 “Selfie con Miss Israele di Miss Iraq. La famiglia deve fuggire”. I selfie delle due Miss in occasione delle sfilate di Las Vegas sono stati stigmatizzati in Iraq. Ultimatum a Miss Iraq: o torni in Iraq e rinneghi quelle foto o sarai uccisa (ragazzi, è un atto dovuto, lo dice la Sharia). Lei ha preferito rimanere in America, la sua famiglia è fuggita nottetempo dal paese.

Che fare? Almeno uno straccio di sfilata a favore di Miss Iraq è il minimo sindacale che ci compete, tanto per fingere una briciola di solidarietà verso le donne musulmane. Ragazzi, Wienstein e Hoffman erano due porconi ma questi sono assassini. Sapevatelo.

4 “Auguri di Natale scritti a mano da un robot”. Il direttore marketing della Tipografia Űrlimann di Zurigo ha lanciato un nuovo prodotto, un robot di scrittura, chiamato Sophia che scrive biglietti e relative buste, in modo così perfetto che paiono scritte a mano, sia in versione stilografica che biro. Perché questo entusiasmo? Pare che con Sophie “si crei un canale emotivo che esalta l’individualità del messaggio”. Fortunato questo mitico consumatore finale, sempre al centro del mondo.

5 “Auguri a Macron per i suoi 40 anni”.  Monsieur le Président, Bonaparte a 40 anni era già Imperatore da 5. Sveglia!

6 “Troppa pressione”. Amazon diserta l’incontro in Prefettura a Piacenza con i Sindacati, giustificandosi per la troppa pressione alla quale è sottoposta. Possibile che i Sindacati non abbiano ancora capito che nel ceo capitalism non c’è posto per loro? La chiamano “disintermediazione”. Sapevatelo.

7 “Ryanair cede ancora e apre anche ai sindacati di hostess e di steward”. O’Leary è impazzito, con la prossima mossa vorrà mica portarsi in casa i Cobas? Se va avanti così, presto Alitalia si compra Ryanair.

8 “Oggi il solstizio d’inverno”. Alle 17,28 il Sole raggiungerà il livello più basso rispetto all’orizzonte. Sarà il giorno più corto dell’anno, avremo meno tempo a disposizione (8 ore e 28 minuti) per fare sia del bene che del male. Poi fino al 21 giugno avremo, via via, più tempo per entrambi.

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