Su Repubblica la Famiglia De Benedetti saprà decidere per il meglio

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Da anni scrivo del mio amore per il Web (sta diventando sempre più la telecamera che registra, senza pietà, tutte le nostre sconcezze); da anni scrivo del Ceo capitalism (un capitalismo deviato popolato da “mostriciattoli infelpati”) che essendo strutturalmente divisivo privilegia, in modo sconcio, il “Consumatore” rispetto all’”Uomo”; da anni scrivo che, in tale contesto, i nodi che l’attuale Classe Dominante ha creato sono già arrivati o stanno per arrivare al pettine. E al pettine stanno arrivando non solo i nodi pubblici (di cui sono responsabili i politici) ma anche quelli dei grandi gruppi privati, i cui interessi, nel bene e nel male, si sono intersecati indissolubilmente.

In quest’ottica ho trovato molto interessante il caso De Benedetti-Scalfari-Repubblica, non per il fatto specifico (peggio per il volgare gossip che ne è seguito), ma per le implicazioni sul contesto socio culturale del momento storico in cui viviamo, segnale debole dei comportamenti organizzativi di leadership politico-economiche in evidente crisi di identità. Repubblica mi pare essere, come in realtà è il Paese, tal quale a una pentola, ove la pressione (non ne conosco certo i motivi di innesco) sia via via aumentata in modo da raggiungere un picco tale che un piccolo, banale evento, come quello che segue, l’ha fatta esplodere fragorosamente. Un mese fa, Giovanni Floris fa un’innocente domanda a Eugenio Scalfari (fra Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio chi sceglierebbe?). Lui risponde: Berlusconi.

Direzione, redazione, l’editore si inalberano e trasformano il Fondatore in un reprobo. A prima vista sembra una reazione eccessiva, il Fondatore è costretto a una specie di autocritica pubblica. Se la cava con eleganza. Passano un paio di settimane e interviene Carlo De Benedetti: da Lilli Gruber fa delle critiche al management e alla direzione, sottese sia alla linea editoriale che ai risultati economici. Considerazioni assolutamente legittime, pur essendo lui, oggi, un ex che ha da poco donato ai figli le sue partecipazioni azionarie. Apriti cielo, questa volta direzione e grandi firme si stringono al Fondatore e tutti si scagliano contro il nuovo reprobo, l’ex editore. A prima vista sembra una reazione eccessiva, il Fondatore torna pimpante e in una paginata racconta in dettaglio (ma, mi permetta, parziale) la storia dei suoi rapporti con l’ex editore. La domanda da porsi è: Direzione e grandi firme si sono rivoltati contro la Proprietà?

Ho il privilegio di essere oggi un editorialista della carta stampata, quindi conosco le regole del rapporto proprietà-direzione-redazione. Ieri avevo il privilegio di essere un Ceo e un imprenditore e conosco le regole del rapporto fra proprietà e collaboratori. In questa duplice veste mi sono chiesto: al posto dell’amico Carlo De Benedetti e della sua Famiglia cosa farei? Accetterei tutto questo? Il management ha superato o no la “linea rossa”? E’ insubordinazione mascherata da indipendenza o no? Non lo so, non ho tutte le informazioni.

Però di una cosa sono certo: la Famiglia De Benedetti, una famiglia molto coesa, saprà processare correttamente questo evento, non banale come può apparire a prima vista, e decidere per il meglio.

www.riccardoruggeri.eu

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