Dopo il referendum non so più chi sono e ho analizzato i Sì e i No della mia vita

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Da quando un banale referendum è stato caricato di macigni non propri, mi pare di non saper più chi sono. Perché devo essere costretto a scegliere fra Sì e No? La vita è bella perché, in piena libertà, possiamo salterellare dal Sì al No, e viceversa. Ho provato, per gioco, a riassumere la mia (lunga) cavalcata secondo lo schema binario impostoci dagli attuali fautori del Sì (accozzaglia 1) e del No (accozzaglia 2). Mi ricordano quelli delle seghe mentali del Sessantotto. Come allora, fingono di usare un linguaggio alto, in realtà parlano in puro politichese: sono giovani vecchi.

Sono nato nella circoscrizione 1 (Centro-Crocetta) di Torino, l’unica delle otto dove, ottant’anni dopo, ha vinto il Sì, perché qua c’è la crème de la crème dell’aristocrazia del potere e del denaro sabaudo. Rispetto ad allora, costoro curiosamente votano per la sinistra (Sì) e pretendono che lo facciano pure i poveri delle periferie. Quest’ultimi lo hanno sempre fatto, smettendo solo quando la sinistra si è fatta destra. L’opposto avviene nelle altre 7 circoscrizioni periferiche. Un’ovvietà.

Noi eravamo portinai-operai, antifascisti (No), ma pure anticomunisti, essendo il Pd pronipote del Pci (No). Poi andammo ad abitare nella circoscrizione 8 (No), dopo un anno un bombardamento distrusse la casa, tornammo nella circoscrizione 1 (Sì).

Divenni operaio a Mirafiori, circoscrizione 2 (No), poi nella circoscrizione 7, Grandi Motori e Iveco (No). Fui promosso nella stanza dei bottoni della holding Fiat, entrando automaticamente a far parte della fascia alta dell’establishment (triplo Sì).

Quindi cominciai, per lavoro, a girare il mondo, imparando la bellezza delle diversità culturali e religiose. In Africa, Medio Oriente, Asia trovai il No, in Giappone il Sì, mentre nel Sud e Centramerica il No.

Portai la sede dell’azienda che dirigevo a Londra (doppio Sì), scelgo una casa in Knightsbridge (triplo Sì), a New York trovai addirittura il quadruplo Sì. Poi m’innamorai del Midwest e scoprii il triplo No. Infine diventai «consulente strategico» (urca!) di Enel, Rai, Ferrero, Deutz-Same, per anni fui immerso nel Sì.

Adesso scrivo libri. Il prediletto, Una storia operaia, è No, mentre Parola di Marchionne è Sì. Quello sull’America, di prossima uscita, sarà No.

Da dieci anni vivo in Svizzera, il Cantone è No, la cittadina è Sì. Secondo la senatrice pd Laura Puppato il fatto di aver scelto di vivere all’estero fa di me un uomo più intelligente degli italiani stanziali, non ho capito in base a quale criterio (razzismo all’incontrario?).

Solo La Verità (No) accetta di pubblicarmi, ma leggo con interesse e rispetto anche Foglio (Sì), Stampa (Sì), Fatto Quotidiano (No), Repubblica (Sì) e Corriere della Sera (Sì). Dei giornali stranieri non parlo, sono una persona educata.

Seguendo la mia linea editoriale, di cui sono gelosissimo, sono felice di non aver mai dichiarato il mio voto, né per il Sì, né per il No. Ora lo posso dire, per me il Sì e il No non esistono, sono arzigogoli mentali delle élite.

Subito dopo il referendum, viste le reazioni scomposte, ho avuto un momento d’imbarazzo e mi sono chiesto: ma che mondo è questo? dov’è il problema? perché tanta voglia di dilaniarci fra di noi? perché le élite non vogliono prendere atto che: a) «questa» globalizzazione deve essere ripensata; b) sul lavoro non esiste alcun compromesso, mai e poi mai può essere trasformato in una commodity, il lavoratore è un cittadino con dignità e diritti, driver e rider sono zombie; c) «questa» Europa deve essere ripensata; d) il problema dell’immigrazione deve essere risolto, tornando all’antico?

Gestire un Paese come l’Italia, con la quantità di vincoli che abbiamo delegato a Bruxelles, mi pare ormai un fatto tecnico, quasi una banalità. Con questi presupposti, un premier vale l’altro, come uno smartphone vale l’altro. Con 2.200 miliardi di debiti, 1.600 di Pil, crescita quasi nulla (più zero virgola), con i vincoli sottesi ai trattati firmati, neppure Mandrake potrebbe far qualcosa al di fuori dell’ordinaria amministrazione.

Comunque stiamo sereni. Essendo da anni nella melma, è tecnicamente impossibile cadere nel burrone, come paventavano alcuni. Infatti, il mitico mercato è più intelligente dei suoi sacerdoti.

Riccardo Ruggeri

 

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